Sequestrata una stamperia clandestina di denaro falso: giro da un milione di euro. Arrestato un falsario ad Acilia
Di Maria Grazia Stella il 24/12/2025
Smantellato un laboratorio casalingo altamente tecnologico per la produzione di banconote contraffatte. In manette un 31enne, esperto informatico. Indagine dei carabinieri coordinata dalla Procura di Roma con il supporto di Europol
Acilia (Rm) – Aveva trasformato la propria abitazione in una vera e propria stamperia clandestina di banconote false, capace di immettere sul mercato milioni di euro in valuta contraffatta. A porre fine all’attività di un 31enne residente ad Acilia, nel X Municipio di Roma, sono stati i Carabinieri del Nucleo Operativo Antifalsificazione Monetaria, con il supporto della Compagnia Carabinieri di Ostia, al termine di un’articolata indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma – Dipartimento Criminalità Diffusa e Grave.
L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato all’interno della propria abitazione nel corso dell’operazione ribattezzata “Vulcano”, che ha consentito di smantellare una rete di produzione e distribuzione di denaro falso attiva su scala internazionale.
La stamperia in casa e l’arresto in flagranza
Secondo quanto emerso, il 31enne – descritto come un esperto informatico – stava ultimando una nuova spedizione di banconote false quando è scattato il blitz dei militari. Nel plico pronto per l’invio erano contenute banconote contraffatte da 50 euro per un valore complessivo di 7.300 euro.
La successiva perquisizione domiciliare ha portato alla scoperta di una stamperia domestica allestita con computer, stampanti digitali di ultima generazione e sofisticati strumenti per il perfezionamento grafico delle banconote. All’interno dei dispositivi informatici sono stati rinvenuti i cosiddetti “progetti grafici”, file digitali utilizzati per riprodurre fedelmente i tagli dell’euro e dare origine alle contraffazioni.
Criptovalute, contanti e un giro milionario
Nel corso dell’operazione è stato sequestrato anche un wallet elettronico, utilizzato per i pagamenti da parte della clientela, contenente criptovalute – in particolare Litecoin e USDT – per un valore di circa 600 euro. A questo si aggiunge il sequestro di 21.000 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecita e frutto del cosiddetto “cash-out”, ovvero la conversione delle criptovalute in denaro contante.
Le indagini, avviate nel mese di settembre, hanno permesso di accertare che il presunto falsario operava da tempo anche attraverso i social media, producendo ingenti quantitativi di banconote false da 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro. Il valore nominale complessivo delle contraffazioni è stato stimato in circa un milione di euro, con una rete distributiva ramificata in tutta l’eurozona.
Un’indagine internazionale
L’attività investigativa ha visto il coinvolgimento diretto di Europol, nonché della polizia austriaca (Austrian Criminal Intelligence Service) e di quella spagnola (Brigada de Investigación del Banco de España), che hanno fornito supporto operativo anche sul posto.
Numerosi i riscontri lungo la catena di distribuzione:
il 18 settembre, in Austria, il sequestro di un plico contenente banconote false destinate a un soggetto locale;
il 19 settembre, a Pesaro, l’arresto di un destinatario trovato in possesso di 20 banconote false da 50 euro;
il 16 ottobre, a Strambino (Torino), il sequestro di 200 banconote false da 20 euro e l’arresto del destinatario;
il 28 ottobre, a Terni, il sequestro di oltre 470 banconote false di vari tagli e l’arresto di un soggetto trovato con un ulteriore quantitativo di valuta contraffatta per un valore nominale di 36.000 euro.
L’esito giudiziario
L’arresto del 31enne è stato convalidato dall’Autorità Giudiziaria competente. Le indagini proseguono per delineare in modo completo la rete di contatti e le modalità di diffusione del denaro falso.
Presunzione di innocenza
Si precisa che i provvedimenti eseguiti costituiscono misure pre-cautelari adottate nella fase delle indagini preliminari. L’indagato è da considerarsi presunto innocente fino a sentenza definitiva di condanna, come previsto dall’ordinamento vigente.

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