Ostia, Zevi difende il piano per le spiagge libere. FdI attacca: “È tutto un disastro”
Di Andrea Rapisarda il 03/07/2025
L’Assessore al Patrimonio Andrea Tobia Zevi difende le politiche del Comune di Roma per le spiagge libere di Ostia, puntando su legalità e rilancio culturale. Fratelli d’Italia contesta però disagi e criticità, accusando l’Amministrazione di sottovalutare i problemi reali sul litorale. Tra dati di affluenza record e progetti ambiziosi, il dibattito sulle spiagge lidensi resta acceso.
La vicenda delle spiagge libere di Ostia si presenta come una vera e propria montagna russa, tra proclami dell’Amministrazione su migliorie all’avanguardia e critiche sempre più frequenti da parte dell’opposizione, guidata in particolare dal gruppo di Fratelli d’Italia. Un botta e risposta serrato, in cui, negli ultimi giorni, è intervenuto anche l’Assessore al Patrimonio del Comune di Roma, Andrea Tobia Zevi, che attraverso i social ha voluto difendere la strategia del sindaco Roberto Gualtieri per gli arenili del litorale romano.
Zevi difende le politiche per le spiagge di Ostia
Se Fratelli d’Italia denuncia problemi strutturali nei servizi delle spiagge libere – tra bagni assenti e ordinanze inapplicate – l’assessore Zevi risponde alle accuse rilanciate nelle ultime ore. Inizia così il suo commento pubblicato sui profili social: “I nostri avversari politici hanno alzato la testa e da qualche ora ci attaccano raccontando l'inizio dell'estate sul mare di Roma come un incubo.”
Zevi si appella ai dati in possesso del Campidoglio, secondo cui le spiagge di Ostia risultano le più frequentate della costa laziale. Migliaia le persone che, nei primi fine settimana estivi, hanno affollato gli arenili da Capocotta fino al Porto di Roma. Aree in cui l’Amministrazione capitolina ha introdotto anche laboratori artistici e iniziative di intrattenimento, puntando alla riqualificazione urbana di zone complesse come piazza Lorenzo Gasparri.
Un piano culturale e sociale che si inserisce nel cartellone dell’Estate Romana, promosso dall’Assessorato alla Cultura con la collaborazione di Zètema, il Teatro del Lido e altre realtà locali.
La rivoluzione del litorale secondo Zevi
Zevi, in linea con il sindaco Gualtieri, rivendica con forza il percorso di trasformazione del lungomare di Ostia. Un processo complesso, ammette l’assessore, segnato da difficoltà inevitabili:
“La rivoluzione che abbiamo il compito di portare avanti sulle spiagge di Roma non è una passeggiata. Colpisce interessi consolidati e i loro fiancheggiatori politici. Comporta disagi ai cittadini, come i cantieri che servono a trasformare la città ma rallentano il traffico. Noi ci facciamo carico di questi disagi: dei cittadini che hanno prenotato la cabina e si trovano lo stabilimento (abusivo) chiuso; dei lavoratori stagionali che hanno perso il posto, per cui chiederemo un aiuto al Ministero; degli imprenditori in difficoltà; dei funzionari pubblici alle prese con una burocrazia complessa. Lo sapevamo, ma non torniamo indietro. Perché il percorso di sviluppo, legalità e trasparenza che abbiamo intrapreso non può fermarsi. Indietro non si torna.”

La ricetta per la legalità sulle spiagge di Ostia
Nonostante le criticità emerse in questa prima parte della stagione, Zevi conferma la determinazione dell’Amministrazione a proseguire lungo la via della legalità. Senza nascondere frecciate alle gestioni precedenti, sottolinea come per la prima volta si stia portando avanti una strategia concreta per abbattere l’illegalità sulla costa lidense: interventi contro gli abusi edilizi, verifica dei titoli concessori e un progetto di ammodernamento complessivo del lungomare.
Le spiagge libere come modello di sviluppo balneare
Dal Campidoglio, l’assessore si assume l’onere – e l’onore – di delineare una nuova visione per il turismo balneare romano. Una sfida ambiziosa, che punta a ispirarsi a modelli internazionali come la Barceloneta o Venice Beach, come già dichiarato in una recente apparizione al Palazzo del Governatorato.
Il vero interrogativo, però, resta sulla fattibilità di tale visione: riuscirà il cosiddetto “waterfront green” a integrarsi davvero nel tessuto sociale del litorale? Potrà portare sviluppo senza alienare l’industria del mare, composta da operatori balneari e imprenditori privati?
Le spiagge come bene pubblico
Per ora, la missione di Zevi appare come una scalata all’Everest in tema di politiche del mare. Mentre la Procura della Repubblica continua a indagare su presunti abusi legati a diversi stabilimenti balneari (al momento sono 13 le spiagge ferme), il Campidoglio lancia un messaggio chiaro: “Le spiagge non sono un bene privato, come inteso da qualcuno negli ultimi decenni. Si tratta di un bene pubblico, e come tale va difeso.”
Ultima modifica il 03/07/2025
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