Omicidio di Fregene, nuovo sopralluogo dei carabinieri nel villino di Stefania Camboni
Di Maria Grazia Stella il 24/05/2025
Presenti anche i Ris alla ricerca di indizi che possano fare chiarezza sul brutale delitto avvenuto nell’abitazione della vittima. Questa mattina i militari hanno condotto una battuta nella macchia mediterranea in cerca dell’arma, delle chiavi e del telefono della 58enne
Fregene (Rm) – Omicidio di Stefania Camboni: proseguono le indagini per fare chiarezza sul brutale delitto del quale è rimasta vittima la 58enne nella notte tra il 14 e il maggio nel suo villino di Fregene, località del litorale romano.
Il sopralluogo del Ris nella villetta di Fregene e la ricerca dell’arma
Venerdì 23 maggio si è svolto un nuovo sopralluogo dei Ris (Reparto investigazioni scientifiche) dei carabinieri nella villetta di via Santa Teresa di Gallura è stata massacrata nel sonno con oltre trenta coltellate Stefania Camboni.
Questa mattina, inoltre, i carabinieri hanno battuto la macchia mediterranea circostante la località alla ricerca dell’arma del delitto, presumibilmente un coltello con la lama larga e liscia quattro centimetri e piuttosto lungo. E all’appello mancano anche il telefono cellulare della vittima e le chiavi dell’auto, ritrovata in via Agropoli a circa 150 metri dal villino, con la parte anteriore in una cunetta, con il finestrino abbassato dal lato del guidatore e il portafogli abbandonato a terra, poco lontano. Gli inquirenti ipotizzano, a questo riguardo, un grossolano tentativo di depistaggio attraverso la simulazione di una rapina.
Indagata la nuora Giada Crescenzi
Allo stato attuale, l’unica indagata dell’omicidio risulta essere Giada Crescenzi, la nuora 31enne di Stefania Camboni. La giovane è la compagna del figlio della vittima, Francesco Violoni, che dal giorno della scoperta del corpo privo di vita della madre avrebbe preso le distanze dalla 31enne. Giada Crescenzi, che si è sempre proclamata innocente, dopo l'ordinanza del Gip di Civitavecchia che ne ha disposto la custodia cautelare in carcere per pericolo di inquinamento delle prove. Gli inquirenti ipotizzano anche che dopo il delitto, avvenuto quando le due donne erano sole in casa in quanto il figlio era al lavoro all’aeroporto di Fiumicino in qualità di guardia giurata, qualcuno possa aver aiutato la 31enne, a carico della quale vi sarebbero numerosi indizi, a ripulire la scena del crimine dal sangue.
Il villino posto sotto sequestro
Il villino dove è avvenuto l’omicidio è ancora sotto sequestro. All’esterno, durante il sopralluogo dei carabinieri, erano presenti il consulente tecnico nominato dall’avvocata Anna Maria Anselmi, legale della Crescenzi, Armando Palmegiani, già nella sezione omicidi della squadra mobile della questura di Roma e nella polizia scientifica.
E’ intervenuto anche l’ex generale dei carabinieri ed ex comandante dei Ris di Parma, Luciano Garofano, nominato come consulente di parte dall’avvocato Massimo Gabrielli, legale della famiglia Camboni-Violoni.
Alle operazioni, disposte dalla procura della Repubblica di Civitavecchia, ha preso parte anche la dottoressa Giulia Soldati.
L’appello
Nei giorni scorsi l’avvocato Massimiliano Gabrielli aveva lanciato un appello sulla sua pagina Facebook ai cittadini di Fregene nel quale chiedeva “una richiesta di collaborazione per eventuali rinvenimenti collegati all'omicidio di Stefania Camboni”. Nello specifico il legale chiedeva “con forza e senso civico a chiunque, nelle proprie passeggiate, si imbatta in buste sospette abbandonate in secchioni, nella vegetazione, nella macchia, tra i rovi o in fossati di Fregene e zone limitrofe, soprattutto contenenti indumenti o oggetti sporchi di sangue, di non toccare nulla e di allertare immediatamente le forze dell'ordine, contattando il 112 o la caserma dei carabinieri di Fregene”.
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