La consigliera dem solleva un altro punto in merito alla sostituzione della destinazione d’uso dell’immobile

Fiumicino (Rm) – L’apertura di una nuova casa rifugio per donne vittime di violenza, annunciata nei giorni scorsi dal Comune di Fiumicino, si trasforma in un caso politico. A sollevare dubbi e preoccupazioni è la consigliera regionale del Partito Democratico e segretaria del Pd di Fiumicino, Michela Califano, che denuncia come la struttura indicata dall’amministrazione risulti di fatto identificabile, contravvenendo ai principi di sicurezza che regolano questo tipo di servizi protetti.

“Prendo atto, con stupore e preoccupazione, che l’Amministrazione comunale ha reso nota l’ubicazione della casa rifugio. Una struttura è sicura solo se la sua localizzazione resta riservata. Così, invece, si espongono le ospiti a rischi concreti e si svuota la funzione stessa della struttura” afferma Califano, sottolineando come il Comune abbia pubblicato informazioni che, a suo avviso, metterebbero a repentaglio l’incolumità delle donne e dei minori che vi troveranno riparo.

Cosa prevede la normativa: dalla Convenzione di Istanbul ai requisiti nazionali

L’appello della consigliera dem affonda le radici nei protocolli internazionali e nazionali che regolano l’istituzione delle case rifugio.

La Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia, stabilisce all’articolo 23 l’obbligo per gli Stati firmatari di istituire strutture sicure e accessibili, garantendo che non possano essere localizzate da potenziali aggressori. Il principio di sicurezza, infatti, è centrale: la protezione delle donne passa anche attraverso la non individuabilità del luogo fisico dove esse trovano accoglienza.

A livello nazionale, le Intese Stato-Regioni del 27 novembre 2014 e del 14 settembre 2022 fissano criteri precisi:

indirizzo segreto, non divulgabile pubblicamente;
protocolli rigorosi di riservatezza per personale, enti e operatori coinvolti;
gestione protetta degli accessi;
tutela dell’anonimato delle donne e dei loro figli.

Qualsiasi esposizione pubblica della struttura rischia, secondo Califano, di rendere inefficace la funzione stessa della casa rifugio.

Il nodo dell’iter amministrativo e il precedente accordo con Asl Roma 3

Oltre alla questione della sicurezza, la consigliera Pd solleva un altro punto critico: la sostituzione della destinazione d’uso dell’immobile.

“Presenterò un’interrogazione al Presidente della Regione Lazio – annuncia – per verificare la correttezza dell’iter amministrativo che ha portato a riprogrammare un accordo già sottoscritto con l’Asl Roma 3, nel quale era previsto che quella struttura ospitasse un hospice. Ora, invece, viene annunciata come casa rifugio”.

Secondo Califano, la modifica dell’accordo iniziale e la gestione comunicativa dell’intero processo sollevano interrogativi sulla capacità dell’amministrazione di garantire servizi realmente adeguati alle esigenze del territorio.

“Un errore che può essere fatale”

La consigliera conclude con un duro monito: “Le donne e i loro figli hanno diritto a un rifugio davvero sicuro, e questa amministrazione ha dimostrato ancora una volta incompetenza e leggerezza. In casi come questi un errore del genere può essere fatale”.

La vicenda approderà ora in Regione, dove la richiesta di chiarimenti potrebbe aprire un nuovo fronte istituzionale intorno alla gestione dei servizi di accoglienza e protezione sul territorio di Fiumicino.