Pericolo incendi nella pineta di Castel Fusano, Adriani-Metalli (FdI): “Ancora a terra i resti degli alberi abbattuti”
Di Redazione il 13/05/2025
“L’arrivo dell’estate, con l’innalzamento delle temperature, rende questa situazione estremamente critica. Cumuli di legname secco abbandonati, in un'area naturalistica di pregio, importante polmone verde per Ostia e la Capitale, sono un serio pericolo”
Ostia (Rm) – Nella Pineta di Castel Fusano, lungo via Cristoforo Colombo, sono stati recentemente abbattuti numerosi esemplari di Pinus pinea, colpiti dalla cocciniglia tartaruga e ritenuti pericolosi per la pubblica incolumità. Tuttavia, i resti degli alberi abbattuti, giacciono ancora a terra senza che sia stata effettuata alcuna rimozione. L’arrivo dell’estate, con l’innalzamento delle temperature e il conseguente aumento del rischio incendi, rende questa situazione estremamente critica. Cumuli di legname secco abbandonati rappresentano un serio pericolo, soprattutto in un'area naturalistica di pregio come la Pineta di Castel Fusano, importante polmone verde per Ostia per l’intera città di Roma.
Lo dichiarano in una nota Sara Adriani, consigliera FdI del Municipio X, e Massimiliano Metalli, responsabile del Dipartimento dei Vigili del Fuoco FdI a Roma.
Rischio di incendi per la mancata rimozione degli alberi abbattuti
“È necessario chiarire perché, nonostante l’abbattimento, non si sia ancora provveduto alla rimozione del materiale legnoso, con evidenti rischi per la sicurezza ambientale. La mancata rimozione pone interrogativi urgenti sulla gestione del territorio e sulla prevenzione degli incendi. Chi sono i responsabili dell'attuale situazione di incuria? Perché non si è ancora intervenuti?” – domandano i due esponenti di Fratelli d’Italia.
“Risposte chiare e interventi immediati”
“La cittadinanza chiede risposte chiare e interventi immediati per garantire la sicurezza ambientale e la tutela del patrimonio naturale. È fondamentale che le autorità competenti intervengano con la massima tempestività per rimuovere tronchi e rami caduti affinché un'operazione necessaria di messa in sicurezza non si trasformi in una nuova emergenza ambientale causata dal rischio di incendi dolosi” concludono.

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