La furia dei fidanzati si abbatte sugli agenti intervenuti per sedare il litigio. Entrambi arrestati. Feriti i poliziotti con prognosi fino a tre settimane

Ostia (Rm) – Una banale lite sentimentale, esplosa in strada davanti ai passanti, si è trasformata in una scena di violenza contro le forze dell’ordine. E’ successo giovedì 4 settembre, poco dopo le 22, in largo Giovanni Roncagli, a due passi dalla stazione di Lido Centro, a Ostia, quando una pattuglia della Polizia di Stato è intervenuta per placare una coppia in preda a una furibonda discussione.

La lite in strada e la chiamata al 112

Secondo la ricostruzione, il diverbio sarebbe nato, forse da un attacco di gelosia per lo smarrimento del telefono di lei, con insulti e accuse reciproche. I toni sono diventati sempre più accesi, tanto da spingere un cittadino a contattare il 112, Numero Unico di Emergenza. All’arrivo della volante, la discussione sembrava sul punto di esplodere.

Dalle parole alla violenza

Gli agenti hanno tentato di riportare la calma, ma la loro presenza ha avuto l’effetto contrario: i due fidanzati, un 55enne già noto alle forze dell’ordine e una 43enne incensurata, hanno smesso di litigare tra loro e si sono coalizzati contro i poliziotti. Prima gli insulti, poi i colpi. La donna, particolarmente aggressiva, avrebbe sferrato calci e pugni fino a far cadere a terra un agente. L’uomo, nel frattempo, avrebbe tentato di ostacolare l’intervento dell’altro poliziotto.

L’arresto 

Con difficoltà, i due sono stati immobilizzati e condotti al X Distretto Lido. Anche negli uffici di polizia i fidanzati avrebbero mantenuto un atteggiamento agitato, rendendo complicata la formalizzazione dell’arresto. Per entrambi l’accusa è di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali.

Agenti medicati in ospedale

I due poliziotti hanno riportato lesioni e sono stati medicati al pronto soccorso dell’ospedale Cristo Re di Roma: uno è stato refertato con 21 giorni di prognosi - avrebbe riportato la perforazione del timpano -, l’altro con 7.

A tutela degli indagati, si ricorda che un’accusa non equivale a una condanna: le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede tre gradi di giudizio.