Per l’omicidio della 58enne indagata la nuora Giada Crescenzi, in carcere a Civitavecchia. Nominati i consulenti di parte. Venerdì nuovo sopralluogo dei Ris nel villino di via Santa Teresa di Gallura dove è stato ritrovato il corpo

Fregene (Rm) – Stefania Camboni sarebbe stata uccisa con numerose coltellate, almeno trentaquattro, al torace, al volto, all’addome che la 58enne avrebbe tentato di schivare con le braccia, procurandosi profonde ferite. 
E’ quanto emerso dall’esame autoptico effettuato sul corpo della vittima del brutale omicidio scoperto nelle prime ore del mattino di giovedì 15 maggio dal figlio Francesco Violoni, appena rientrato dal turno di notte come guardia giurata presso l’aeroporto di Fiumicino, e dalla sua compagna, la 31enne Giada Crescenzi, al momento unica indagata del delitto, anche se tra le ipotesi degli inquirenti non si escluderebbe quella di eventuali complici. 

Il ritrovamento 

Erano infatti le 7.10 quando il figlio di Stefania Camboni e la nuora scoprirono il corpo nella stanza da letto della vittima, a terra, avvolto nelle coperte, sotto alcuni cuscini. Il ritrovamento nella mansarda del villino in via Santa Teresa di Gallura, a Fregene, dove la 58enne abitava e dove da circa due mesi ospitava il figlio e la nuora. 

La notte del delitto

L’atroce delitto, le numerose coltellate inflitte, anche se l’arma non è ancora stata ritrovata, sarebbe avvenuto nella notte tra mercoledì 14 e giovedì 15 maggio, dopo che Stefania Camboni era andata a letto, intorno all’una e trenta. Questo è quello che, in base a quanto riferito dalla nuora, che a sua volta sarebbe andata a dormire dopo aver preso un farmaco per riposare e aver messo anche i tappi alle orecchie, sarebbe avvenuto senza che la 31enne si accorgesse di nulla. Insomma, la giovane non avrebbe udito né rumori, né grida, né altro. Eppure al mattino, al rientro del compagno dal lavoro, quest’ultimo aveva notato il cancelletto esterno del villino aperto, così come la porta d’ingresso e, una volta all’interno, la casa a soqquadro. Sarebbe stato allora che avrebbe svegliato Giada Crescenzi e avrebbero quindi controllato le stanze trovando il corpo privo di vita della 58enne. La sera prima i tre avevano cenato insieme, da sottolineare. 

La posizione della nuora

La versione dei fatti fornita dall’indagata, che dall’agosto del 2023 aveva una relazione con Francesco Violoni, in base ai riscontri, è stata considerata dal giudice per le indagini preliminari di Civitavecchia Viviana Petrocelli “inverosimile, illogica e del tutto inidonea a confrontarsi con i primi riscontri” lunedì scorso. Giada Crescenzi, accusata di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità, nel corso dell’interrogatorio di convalida del 19 maggio, si è avvalsa della facoltà di non rispondere ma ha ripetuto, attraverso la legale che l’assiste, l’avvocata Anna Maria Anselmi, la propria innocenza.  
La versione della 31enne apparirebbe dunque “inverosimile, illogica e del tutto inidonea a confrontarsi con i primi riscontri in primis la cronologia degli eventi, la presenza di tracce ematiche lavate sulle scarpe, la presenza di tracce ematiche lavate non solo nella stanza della vittima e nel bagno del secondo piano ma anche nel bagno posto al primo piano e nella stanza stessa della Crescenzi” è quanto riportano le carte.  

L’indagata

Giada Crescenzi, nel frattempo, che durante l’interrogatorio si è avvalsa della facoltà di non rispondere, si trova nella sezione femminile della casa circondariale di Civitavecchia, dove, dichiara la sua legale, “sta ripensando ai fatti accaduti, in cerca di elementi” e dove sarebbe stata trovata “più lucida, dopo aver riposato anche meglio per delle compresse che le avrebbero dato per dormire”. 
Nell'innocenza della 31enne, oltre alla legale, crede la famiglia che in una breve nota, ieri l’altro, ha dichiarato: “Siamo una famiglia comune e perbene. Tra di noi c'è sempre stato rispetto e stima e insieme ci siamo sempre sostenuti. Come genitori abbiamo trasmesso onestà, educazione, rispetto delle persone e delle leggi. Giada è sempre stata una persona forte, perbene e una gran lavoratrice. Crediamo fermamente nell'innocenza di Giada e confidiamo nella giustizia”.

Il figlio della vittima

Francesco Violoni, intanto, che avrebbe preso le distanze da Giada Crescenzi, non avrebbe avuto più contatti con la compagna, presumibilmente ormai ex, come afferma Anna Maria Anselmi. La famiglia Camboni-Violoni, assistita dall’avvocato Massimiliano Gabrielli, ha nel frattempo nominato come consulente di parte il generale Luciano Garofano, già nei Ris dove è stato impegnato, nel 2003, nel delitto di Garlasco, di cui si è tornato a parlare proprio in questi giorni. La difesa ha invece nominato Armando Palmegiani.

Il nuovo sopralluogo nel villino 

Domani, venerdì 23 maggio, c’è molta attesa, presumibilmente da entrambe le parti, per il nuovo sopralluogo dei Ris nel villino del delitto. Qui, infatti, in base ai nuovi riscontri dei carabinieri del nucleo investigativo, potrebbero emergere importanti elementi e nuovi indizi in grado di fare luce sulla presenza di eventuali aggressori che potrebbero dare una nuova svolta alle indagini, tutt’ora aperte.  

Le indagini

Le indagini, tutt’ora in corso, dovranno fare inoltre chiarezza sul movente dell’efferato omicidio poiché allo stato attuale non ve ne sarebbe uno preciso. Si parlerebbe di dissapori in famiglia, ma quali le prove?  
Secondo quello che scrive il gip nell’ordinanza cautelare in carcere sulla nuora, “emerge in tutta evidenza un quadro indiziario solido a carico dell'indagata desumibile dalla sua presenza in casa la sera del delitto, dalla presenza di tracce ematiche su beni a lei strettamente riferibili e sulle ricerche effettuate in epoca prossima all'omicidio della Camboni”. Le ricerche riguarderebbero il modo di togliere le macchie di sangue dal materasso e come utilizzare i veleni, sulle quali Giada Innocenzi ha dato spiegazioni dichiarando che riguardavano l'eventualità di un proprio flusso mestruale abbondante e di erbe infestanti da eliminare. 

L’autopsia 

La difesa attende inoltre con ansia di conoscere, attraverso l’autopsia, l’orario della morte. 
Resta poi da approfondire il mistero dell’auto di Stefania Camboni, parcheggiata in una cunetta a circa 150 metri dalla villa, in via Agropoli, con il finestrino abbassato dal lato del guidatore, e il portafogli gettato a terra. Oltre all’arma del delitto, non sono state ritrovate le chiavi e il cellulare della vittima.