Fiumicino, la maxi-frode nel settore beverage: due anni d’indagine e un sequestro da 4 milioni
Di Redazione il 29/09/2025
Al termine dell’operazione “In vino veritas” le Fiamme Gialle della Compagnia di Fiumicino hanno eseguito un sequestro di conti correnti degli indagati, quote sociali, terreni, edifici e auto
Fiumicino (Rm) – Dietro le insegne scintillanti del settore beverage e i carichi di bottiglie destinate a bar, ristoranti e distributori, si nascondeva un sistema oscuro fatto di lavoratori irregolari, fatture false e milioni sottratti al fisco. Un meccanismo che, secondo le indagini della Guardia di Finanza, ha permesso a un’azienda del comparto di risparmiare milioni sui contributi previdenziali e di evadere le imposte.
L’operazione “In vino veritas”
L’operazione, battezzata “In vino veritas”, è durata oltre due anni. Al termine di questo lavoro silenzioso, fatto di controlli incrociati, pedinamenti, analisi di bilanci e movimenti bancari, i finanzieri della Compagnia di Fiumicino hanno dato esecuzione a un provvedimento del Tribunale di Civitavecchia: un sequestro preventivo da oltre 4 milioni di euro tra conti correnti, terreni, edifici, quote societarie e auto di pregio.
Un esercito di lavoratori “fantasma”
Il cuore dell’inchiesta sta in un sistema di somministrazione illecita di manodopera. Dietro contratti apparentemente regolari e aziende “fornitrici” di personale, si nascondeva un vero e proprio esercito di 576 lavoratori irregolari.
Sulla carta dipendenti di più imprese, in realtà erano impiegati stabilmente in una sola società del beverage. Un gioco di scatole vuote che ha permesso di eludere i versamenti contributivi per oltre 6,5 milioni di euro.
Per i lavoratori, spesso ignari delle irregolarità, le conseguenze erano pesanti: assenza di tutele reali, precarietà e nessuna garanzia per il futuro pensionistico.
Fatture false e milioni evasi
Il meccanismo non si fermava ai contributi non versati. Dalle indagini sono emersi altri numeri impressionanti: oltre 1 milione di euro di ritenute mai versate; quasi 300.000 euro di crediti d’imposta indebitamente utilizzati; 7,5 milioni di euro di imposte evase, grazie a un colossale sistema di fatture false per oltre 13 milioni di euro.
Dietro quelle carte bollate e quei timbri, i finanzieri hanno scovato un sistema studiato nei dettagli per drenare risorse pubbliche e aggirare il fisco.
Otto persone e due società sotto la lente
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Civitavecchia, ha coinvolto otto persone fisiche e due società. Le accuse, a vario titolo, vanno dalla somministrazione fraudolenta di manodopera all’emissione e utilizzo di fatture false, dall’omessa dichiarazione alla dichiarazione infedele, fino all’omesso versamento di contributi previdenziali.
Le posizioni ora sono al vaglio della magistratura. E, come sempre, fino al giudizio definitivo, per tutti gli indagati vige la presunzione di innocenza.
Il rischio “caporalato” e l’impegno delle Fiamme Gialle
L’operazione mette in luce ancora una volta come pratiche simili possano trasformarsi in forme moderne di caporalato, un fenomeno che non riguarda solo i campi agricoli ma anche settori insospettabili come quello della distribuzione e della logistica.
La Guardia di Finanza ricopre un ruolo centrale nella lotta a questi meccanismi: non solo per la tutela delle casse dello Stato, ma anche per difendere i diritti dei lavoratori e la concorrenza leale tra imprese.
Un colpo al sommerso
Il sequestro di beni per 4 milioni di euro rappresenta un colpo durissimo per chi ha costruito fortune su un sistema fraudolento. Ma la partita non è chiusa. Le indagini sono ancora in corso e l’inchiesta dovrà accertare responsabilità e ruoli.
Nel frattempo, resta la fotografia di un settore, quello del beverage, che come altri comparti legati alla distribuzione e alla ristorazione, può diventare terreno fertile per pratiche illecite.
La diffusione di queste informazioni è stata autorizzata dalla Procura di Civitavecchia in ragione dell’interesse pubblico alla conoscenza dei fatti.

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