Gestivano lo spaccio in una “casa fortino”: tre arresti a Nettuno
Di Maria Grazia Stella il 12/12/2025
Le indagini dei carabinieri di Anzio ricostruiscono un sistema organizzato di vendita al dettaglio, con vedette e telecamere a protezione dell’attività illecita
Nettuno (Rm) – Un appartamento trasformato in una base di spaccio blindata, un sistema di vedette distribuite nel condominio e telecamere piazzate per monitorare ingressi e movimenti sospetti. E’ questo lo scenario che i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Anzio si sono trovati davanti al termine di un’articolata indagine che ha portato all’arresto di tre persone, ritenute gravemente indiziate di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso.
L’operazione è scaturita dall’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Velletri, su richiesta della Procura della Repubblica, che ha coordinato le attività investigative.
Il “fortino” dello spaccio nel condominio di via Rosario Livatino
I tre arrestati – un 43enne domiciliato a Nettuno, un 35enne residente ad Artena e un 18enne di Nettuno – erano già stati fermati in flagranza nei mesi precedenti per lo stesso reato.
Secondo gli elementi raccolti, gestivano un’intensa attività di spaccio all’interno di un condominio di via Rosario Livatino, un’area particolarmente sensibile per la presenza di diversi istituti scolastici nelle vicinanze, con conseguente elevato rischio per i minori che frequentavano la zona.
Indagini serrate: appostamenti, controlli mirati e videosorveglianza
Le indagini si sono sviluppate attraverso servizi dinamici di osservazione, controlli mirati sugli assuntori, analisi delle immagini di telecamere di videosorveglianza e monitoraggio dei movimenti nel condominio.
In una prima fase, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, le cessioni avvenivano sul ballatoio esterno del complesso, con la presenza di vedette incaricate di segnalare i movimenti della clientela e di eventuali forze dell’ordine. Gli acquirenti venivano indirizzati all’ingresso giusto grazie a un sistema di comunicazione interna organizzato e a un’articolata rete di telecamere predisposte per controllare l’intera area.
L’appartamento blindato: inferriate e passaggi protetti per la vendita
Successivamente, l’attività si era spostata all’interno di un appartamento, trasformato dagli indagati in una vera e propria “casa fortino” per lo spaccio.
Il locale risultava protetto da inferriate alle porte e alle finestre, attraverso le quali venivano effettuate le cessioni di droga, minimizzando il rischio di contatti diretti e impedendo l’accesso dall’esterno.
La disposizione degli ambienti e la presenza di sistemi di difesa artigianali confermavano l’intento di rendere il luogo impenetrabile, garantendo così continuità all’attività illecita.
L’aggravante: coinvolgimento di un minore
Per i due indagati maggiorenni, la Procura ha contestato anche l’aggravante di aver coinvolto il terzo soggetto quando questo era ancora minorenne, elemento che rafforza la gravità del quadro accusatorio.
Con l’esecuzione della misura, il 18enne è stato trasferito presso la Casa Circondariale di Velletri, dove gli sono state notificate le misure cautelari insieme agli altri due indagati già ristretti.
Presunzione di innocenza
Si precisa che, trattandosi di procedimento penale nella fase delle indagini preliminari, le persone coinvolte devono essere considerate innocenti fino a sentenza definitiva.

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