Caso Garlasco, nuovo colpo di scena: un supertestimone riapre il mistero dello scontrino di Andrea Sempio
Di Maria Grazia Stella il 22/10/2025
Il 37enne è attualmente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, la studentessa uccisa nella propria abitazione la mattina del 13 agosto 2007
Garlasco (Pavia) – Nuovo clamoroso sviluppo nel caso dell’omicidio di Chiara Poggi, la studentessa di 26 anni trovata senza vita nella sua abitazione di Garlasco la mattina del 13 agosto 2007. Dopo 18 anni, un supertestimone potrebbe rimettere in discussione una delle prove più discusse del fascicolo: il famoso scontrino del parcheggio di Vigevano, presentato da Andrea Sempio, oggi 37enne e attualmente indagato nell’inchiesta riaperta dalla Procura di Pavia.
La vicenda è tornata sotto i riflettori, dunque, e questa sera sarà trasmessa un’intervista rilasciata da Sempio alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, in onda mercoledì 22 ottobre su Rai Tre. Nel corso della puntata, l’uomo ha confermato che lo scontrino in questione sarebbe effettivamente suo, spiegando che lo utilizzò la mattina del delitto per recarsi in una libreria a Vigevano.
Il supertestimone: “Quello scontrino non è di Sempio”
Ma a gettare nuove ombre sulla sua versione è la testimonianza, resa ai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, che indagano sull'omicidio, di un presunto “supertestimone” che avrebbe affermato il contrario: “Lo scontrino del parcheggio a Vigevano non appartiene ad Andrea Sempio”.
La rivelazione, riportata da La Repubblica e Il Corriere della Sera, apre a nuovi scenari investigativi. Se confermata, infatti, potrebbe indebolire ulteriormente la posizione del 37enne, riaccendendo l’attenzione su uno dei casi giudiziari più controversi d’Italia.
Sempio: “Mi chiesero lo scontrino un anno dopo”
Sempio, da parte sua, ha ribadito la propria innocenza e criticato la gestione delle prime indagini: “Sarebbe stato meglio se quello scontrino avesse destato sospetti subito, così le autorità avrebbero potuto cercare le immagini delle telecamere della piazza di Vigevano. Invece me lo hanno chiesto un anno dopo, quando ormai i video non c’erano più”.
La difesa: “Non un alibi, ma un semplice indizio”
Il nuovo avvocato di Sempio, Liborio Cataliotti, subentrato dopo la revoca del mandato al collega Marco Lovati, ha voluto chiarire il valore processuale dello scontrino: “Non si può parlare di alibi, perché all’epoca Sempio non era indagato. Si tratta, semmai, di un indizio, non di una prova”.
Secondo il legale, anche ammesso che lo scontrino fosse rilevante, il suo peso nel procedimento sarebbe minimo: “Nella migliore delle ipotesi per l’accusa, avrebbe un valore probatorio molto basso.”
Cataliotti ha inoltre sottolineato che le recenti fughe di notizie sulla testimonianza misteriosa potrebbero essere state fatte trapelare “per valutare le reazioni della difesa”. Il legale, insieme alla collega Angela Taccia, ha comunque scelto di non commentare ufficialmente gli atti finché non saranno depositati.
Indagini e competenze: da Pavia a Brescia?
Interrogato sull’ipotesi di un possibile trasferimento del fascicolo da Pavia a Brescia, Cataliotti ha spiegato che la difesa non intende sottrarsi al giudice naturale: “A meno che non emergano motivazioni giuridiche fondate, non vi è alcuna intenzione di chiedere lo spostamento del processo”.
Nel frattempo, la difesa ha nominato una nuova consulente genetista, Marina Baldi, per riesaminare i reperti biologici trovati nella casa di via Pascoli.
Il delitto di Chiara Poggi: 18 anni dopo, il caso si riapre
Era il 13 agosto 2007 quando Chiara Poggi, studentessa universitaria, fu trovata morta ai piedi della scala della sua abitazione. A dare l’allarme fu Alberto Stasi, suo fidanzato, che da quel momento divenne l’unico sospettato.
Dopo un lungo iter giudiziario – otto anni di processi, due assoluzioni e una condanna definitiva – nel dicembre 2015 la Corte di Cassazione condannò Stasi a 16 anni di reclusione per omicidio volontario. Oggi, a 42 anni, Stasi sta scontando la pena nel carcere di Bollate, in regime di semi-libertà: lavora come contabile di giorno e rientra in istituto la sera.
Nonostante la condanna, ha sempre proclamato la propria innocenza, denunciando errori nelle indagini e prove lacunose.
Le possibili conseguenze delle nuove indagini
Se le nuove prove dovessero scagionarlo, Stasi potrebbe chiedere la revisione del processo e ottenere un risarcimento milionario per ingiusta detenzione.
Secondo le stime legali, dopo quasi dieci anni di carcere, l’indennizzo previsto supererebbe 850.000 euro, ma potrebbe aumentare notevolmente se venissero riconosciuti anche danni morali, d’immagine e professionali.
Un caso che non smette di far discutere
Il cosiddetto “delitto di Garlasco” resta una delle pagine più enigmatiche della cronaca nera italiana. Dopo 18 anni, nuovi accertamenti scientifici e testimonianze inedite rischiano di riscrivere la verità giudiziaria.
Che cosa accadrà ora?
E’ davvero possibile che il vero colpevole non sia ancora stato individuato e che, dopo quasi vent’anni, Alberto Stasi possa essere dichiarato innocente?
Le risposte potrebbero arrivare nei prossimi mesi, quando la Procura renderà noti gli esiti delle nuove analisi e delle testimonianze acquisite.
