Parco della musica: Bjork torna a incantare
Roma - Bjork, l’elfo islandese che sa incantare e riproporsi ogni volta in una veste nuova, in controtendenza e piena di frizzante e profonda consapevolezza. Ieri nella Cavea del Parco della Musica si è esibita richiamando all’attenzione i fan di sempre e quelli acquisiti nel corso degli anni. In poco tempo dall’annuncio dell’imminente concerto i biglietti sono andati a ruba. Chi la conosce sa apprezzare le sue doti infinite. Anche se la sua musica non è per tutti, data la volontà di trasmettere di volta in vota l’interiorità, associata a sperimentazioni di suoni avanguardistici. Definita di nicchia perché non sottostà alle regole discografiche che impongono spesso le etichette. I brani proposti in scaletta facevano capo soprattutto al suo ultimo lavoro “Vulnicura”, che parla della fine di una relazione sofferta con l’artista Matthew Barney, dopo 13 anni di convivenza. Rispetto a “Biophila” quest’album pur sempre improntato a suoni elettronici e sintetizzatori di Haxan Cloach e Arca, è più intimista e “umano”. Il concerto si è aperto con una Bjork in maschera vestita da un abito rosso, forse simbolo dell’amore perduto e con il suo candore ha dato inizio all’esibizione piena di suspence, sospesa in atmosfere oniriche e angoscianti, ma anche con delle forti spinte di vitalità. Inizia con “Stonemilker” per continuare con “Lionsong” dove ci si immerge nella enigmatica e suadente voce dell’artista. Sempre cristallina, ammantata di infantile gioia, e poi “Black lake” e “History touch” attraverso cui l’ambiente viene scaldato ulteriormente e sfocia in un applauso scrociante e fa sentire la vicinanza della gente in sala verso un tema, come quello della separazione, affrontato dalla cantante senza fronzoli ma con sincera passione.
Dopo la prima parte si fa un salto temporale al 1993 con “Come to me” resa irriconoscibile dall’ arrangiamento che si accosta a “Vulnicura”. Ma che comunque la grande diva Islandese è abituata a fare con semplicità e dinamismo di una voce elastica che ipnotizza per l’eleganza con cui si presta a dare vita a nuove forme eteree. Si passa dalle tracce dell’album Volta a Vespertine con “I see who you are” e “Harm of will” e “Wonderlast” dove un video passa in rassegna mostrando la cantante mentre attraversa un fiume scortata da una sorta di divinità. Per concludere “Mutual Core” che inizia stentata per esplodere come un vulcano la cui lava come nel video realizzato, scende e invade tutto come lei, Bjork, che dopo anni di attesa fa rivivere il suo vasto e variegato mondo fatto di perdite e nuovi orizzonti da scorgere.
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