Ostia – A distanza di due settimane dall’inizio dei saldi, il bilancio non è affatto positivo. Un flop, per dirla in breve. Vendite in forte calo, insomma. A Ostia e nel resto della Capitale. Almeno del 30 per cento rispetto alle aspettative della vigilia che, pure, non erano delle più rosee vista la crisi. A risentire maggiormente, come avviene ormai da un paio d’anni a questa parte, il settore abbigliamento, calzature e accessori. Poca gente nei negozi. Si va, si guardano le belle vetrine di via delle Baleniere, ma si tira dritto. Spendono soprattutto gli stranieri. I lidensi? Preferiscono spendere qualche soldo per una giornata al mare. Con un occhio al portafogli, ovviamente.

 

 

“Le vendite di fine stagione stanno andando male”, dichiara Ginetto Pugliè, presidente della Confesercenti del Litorale: “la gente ha paura di spendere anche a causa di certo terrorismo mediatico. Non si fa che parlare di pressione fiscale, di spending review e di spread, termini che alla gente comune nemmeno interessano ma anzi fanno paura. IL risultato? Tanta gente che affolla, per esempio la sera, piazza Anco Marzio o il pontile, passeggia ma non compra. E ciò è male. Perché bisogna far circolare il denaro altrimenti dalla crisi non si esce. E poi è tempo che il governo dia risposte certe sulla data della ripresa. Si è parlato del 2013. Me lo auguro”, prosegue il presidente Pugliè, “altrimenti si annuncia un autunno caldo di chiusura degli esercizi. Spero però che la mia previsione per l’autunno sia sbagliata”, conclude.  

 

 

La Confesercenti di Roma e del Lazio si è intanto opposta, chiedendo un immediato confronto con la presidente Renata Polverini e tutti i gruppi consiliari della Regione, alla proposta di liberalizzazione dei saldi. “Rimaniamo sbigottiti oltreché nettamente contrari a quanto deliberato dalla X commissione regionale presieduta da Francesco Saponaro, in merito alla cosiddetta “liberalizzazione sperimentale” dei saldi, che per il momento sembra fermarsi a quelli invernali del 2013”, dichiara il presidente Valter Giammaria.

 

 

“Sbigottiti – precisa Giammaria – perché, leggendo le dichiarazioni dell’on. Saponaro, si sostiene che il provvedimento nasce anche perché non vengono rispettate o aggirate le regole che la  normativa attuale impone. Ci sembra assurdo infatti che invece di attuare azioni per il rispetto delle norme si percorra la strada di abolirle”.

 

 

La categoria si dichiara contraria in quanto “stanca” di sentir affermare che tutte le possibili riprese dei consumi  passino quasi esclusivamente per ulteriori deregolamentazioni del settore commerciale, quando invece il  vero problema è quello di restituire risorse e capacità di spesa alle famiglie.  Difatti, anche l’andamento di questi saldi estivi in queste prime due settimane di effettuazione, dove si è registrato un calo medio del 30%, dimostra che di per sé lo “sconto” non è sinonimo di aumento dei consumi.

 

Inoltre, approvare un emendamento così parziale nel momento in cui la stessa Regione sta procedendo alla revisione complessiva della legge sul commercio è considerato  “assurdo e demagogico”. Questa ulteriore deregolamentazione, se venisse definitivamente approvata dal consiglio regionale, non sarebbe altro che un nuovo colpo al sistema della piccola e media impresa. Alla presenza dei cosiddetti negozi di prossimità nei quartieri accelerando una fine che, a meno di un cambiamento, sarebbe ormai prossima.

 

 

Come intervenire? Innanzi tutto, facendo tornare i saldi delle reali vendite di fine stagione da effettuare nei periodi originariamente previsti. La Confesercenti di Roma e del Lazio continua pertanto nell’iniziativa contro il provvedimento. Per questa ragione, ha già chiesto un incontro urgente con la presidente Polverini e con tutti i gruppi consiliari della Regione Lazio per aprire un confronto immediato e serio che porti, con urgenza, ad atti concreti a tutela della piccola e media impresa del Lazio. A favore dell’importanza economica, sociale e

occupazionale che rappresenta e che da tutti, purtroppo soltanto a parole, verrebbe riconosciuta. No, dunque, a provvedimenti di liberalizzazioni selvagge e demagogiche.