Omicidio di Fregene, trovati i taccuini con i debiti di Stefania Camboni. Il mistero del portafogli
Di Maria Grazia Stella il 28/05/2025
Gli specialisti del Ris, insieme ai carabinieri della compagnia di Ostia e del nucleo investigativo, sono tornati in cerca di nuovi indizi nel villino dove nella notte tra il 14 e il 15 maggio la 58enne fu accoltellata a morte. Non è ancora stata ritrovata l’arma del delitto. Domani nuovo interrogatorio per Giada Crescenzi, nuora della vittima e unica indagata
Fregene (Rm) – Omicidio di Stefania Camboni: proseguono le indagini dei carabinieri per riuscire a risalire al responsabile, o ai responsabili, dell’efferato delitto avvenuto nella notte tra il 14 e il 15 maggio scorsi a Fregene. Del delitto, al momento, l’unica indagata è la 31enne Giada Crescenzi, nuora della vittima, che domani pomeriggio, giovedì 29 maggio, sarà sottoposta a un nuovo interrogatorio in carcere a Civitavecchia.
Nuovo sopralluogo nel villino di Fregene
Lunedì 26 maggio gli specialisti del Ris, insieme ai carabinieri della Compagnia di Ostia e del Nucleo investigativo del Gruppo di Ostia, sono tornati in cerca di nuovi indizi ed elementi nel villino di via Santa Teresa di Gallura dove la 58enne fu uccisa con 34 coltellate. Non è ancora stata ritrovata l’arma del delitto, presumibilmente un coltello con una lama di quattro centimetri in base alle ferite presenti sul corpo. Per questa ragione sabato scorso è stata organizzata una battuta da parte dei militari che hanno passato a setaccio la macchia mediterranea e le aree verdi più vicine alla villetta, in cerca di una busta dove l’assassino, oltre all’arma, potrebbe aver nascosto indumenti e panni utilizzati per ripulire dal sangue la scena del crimine. Nell’abitazione vivevano, oltre a Stefania Camboni, il figlio della vittima, Francesco Violoni, e la compagna Giada Crescenzi.
Il ritrovamento di due taccuini
Nel corso delle ricerche condotte nel villino, i carabinieri hanno trovato due taccuini della 58enne con l’annotazione dei debiti contratti e di quelli già saldati. Il ritrovamento dei block notes avvalorerebbe quanto dichiarato dalla sospettata agli inquirenti, ossia che Stefania Camboni avrebbe contratto debiti con diverse persone della cittadina tanto da “farsi nemica mezza Fregene andando in giro a chiedere soldi e minacciare la gente”.
Le cifre indicate nei taccuini, tra debiti pendenti e sanati, che sono al vaglio degli inquirenti, potrebbero indurre il sospetto che alla base del brutale omicidio possano esserci motivi economico-finanziari. Al momento, però, si tratterebbe soltanto di sospetti, di ipotesi in quanto non è stata resa nota l’entità delle cifre né, tantomeno, la situazione economica della vittima sulla quale sono in corso accertamenti.
In programma nuovi approfondimenti
Ulteriori accertamenti sarebbero in arrivo a seguito dei nuovi sopralluoghi che saranno eseguiti nella villetta la prossima settimana. Sono stati già sequestrati e sottoposti ad accurate analisi numerosi reperti alla presenza del consulente di parte della difesa di Giada Crescenzi, Armando Palmegiani, e di quello della famiglia Camboni-Violoni, Luciano Garofano, ex generale dei carabinieri e comandante del Ris di Parma.
Allo stato attuale, oltre ai 36 reperti acquisiti nell’immediatezza della scoperta del delitto, continuerebbe la ricerca di nuovi elementi, oggetti rinvenuti nelle stanze dell’abitazione, da quella della vittima a quella che Giada Crescenzi condivideva con l’ormai ex Francesco Violoni, che sin dal giorno del ritrovamento del corpo della madre si è allontanato dalla compagna, prendendo le distanze e accusandola di essere l’’unica responsabile di tutto’.
Ricerche e indagini a pieno ritmo
Ricerche e indagini proseguono dunque a pieno ritmo per trovare, tra gli altri oggetti, il pigiama indossato dalla 31enne la notte dell’omicidio poiché quello che ha dichiarato di aver indossato appariva fresco di bucato, come non fosse mai stato usato ma preso direttamente dall’armadio. Si cercano inoltre l’arma del delitto, il telefono cellulare della vittima, che potrebbe rivelarsi un elemento davvero importante per le indagini, e le chiavi. L’obiettivo delle indagini è anche quello di valutare, per escludere o al contrario accertare, la possibile presenza di una terza persona nella villetta la notte dell’omicidio.
Giada Crescenzi non presenterebbe infatti sul corpo i segni quali graffi o ecchimosi che possano far pensare a una colluttazione con la Camboni. Non si potrebbe quindi escludere la presenza di un terzo individuo che abbia poi accoltellato la 58enne. E, a questo punto, si riproporrebbe l’ipotesi di un delitto avvenuto per i presunti problemi finanziari della vittima e i debiti contratti con terze persone. A questo proposito gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Civitavecchia, stanno scavando nei conti bancari della vittima per trovare ulteriori indizi decisivi per risolvere il caso.
Il mistero del portafogli
Ci sarebbe poi la questione del cosiddetto mistero del portafogli della vittima, ritrovato poco lontano dalla sua auto, malamente parcheggiata con la parte anteriore in una cunetta, il finestrino abbassato dal lato del guidatore, a circa 150 metri dal villino, in via Agropoli. Mistero, si diceva, in quanto dello smarrimento del portafogli Stefania Camboni aveva segnalato la scomparsa quattro giorni prima il ritrovamento. Chi lo aveva preso, vien da chiedersi. A che scopo? Uno smarrimento privo di significato? Inizialmente gli inquirenti hanno parlato di un grossolano tentativo di depistaggio per simulare una rapina.
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