“La carenza di infermieri, medici di base e specialisti in emergenza-urgenza mette in crisi la medicina territoriale e la qualità dell’assistenza”

Roma – “I dati parlano chiaro: servono tra i 5 e i 7 miliardi strutturali e una vera capacità riformatrice per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale. Occorre investire nel capitale umano, perché sono medici e infermieri a pagare per primi il prezzo di un definanziamento che dura da anni. La carenza di infermieri, di medici di medicina generale e di alcune specializzazioni – come emergenza-urgenza – sta mettendo in crisi la medicina territoriale e la qualità complessiva dell’assistenza”.

Lo afferma Beatrice Lorenzin, vicepresidente dei senatori del Partito Democratico, a margine della presentazione del rapporto Gimbe sullo stato del Servizio Sanitario Nazionale.

“La spesa sanitaria privata continua a crescere – aggiunge Lorenzin –: oltre 41 miliardi di euro sono ormai a carico delle famiglie e un italiano su dieci rinuncia a curarsi. E' un segnale allarmante che incrina il patto costituzionale sul diritto universale alla salute”.

“Aggiornare i Lea e ridurre le disuguaglianze”

Oltre alle risorse servono riforme vere – sottolinea la senatrice dem –. Bisogna aggiornare e rendere realmente esigibili i Lea, per eliminare le disuguaglianze regionali, rivedere il sistema dei commissariamenti e puntare sulla digitalizzazione, rafforzando il Fascicolo Sanitario Elettronico e la cartella clinica digitale in modo uniforme su tutto il territorio nazionale”.

“Autonomia e premierato non risolvono i problemi del Paese”

“Sono tre anni – conclude Lorenzin – che il Governo Meloni impegna le Camere su autonomia differenziata e premierato, due riforme che si contraddicono tra loro, invece di affrontare i nodi reali del Paese. Le disfunzioni del federalismo sanitario producono ingiustizia sociale e divari intollerabili nell’accesso alle cure. Serve un nuovo patto sociale per garantire a tutti gli italiani il diritto alla salute. Non smettiamo di crederci”.