Omicidio di Fregene, Stefania Camboni uccisa con oltre venti coltellate a cuore e gola
Di Maria Grazia Stella il 19/05/2025
Sabato scorso l’autopsia sul corpo della vittima trovata priva di vita dal figlio il 15 maggio scorso nel suo villino. Per il delitto è stata arrestata la nuora con le accuse di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità

Fregene (Rm) - Omicidio di Fregene: la 58enne Stefania Camboni è stata uccisa nel sonno con oltre venti coltellate inferte a cuore, gola e polmoni. Sono questi i primi risultati emersi dall’autopsia eseguita dal medico legale sabato 17 maggio sul corpo della vittima.
L’arma del delitto
L’arma del delitto, presumibilmente un coltello dalla lama larga 4 centimetri, liscia, piuttosto lunga, non è stata ancora ritrovata.
Tra 90 giorni saranno resi noti i risultati degli esami tossicologici per verificare se Stefania Camboni sia stata narcotizzata la sera precedente.
L’arresto
La nuora della vittima, la 31enne Giada Crescenzi, compagna del figlio Francesco Violoni, si trova in carcere a Civitavecchia con le accuse di omicidio aggravato dalla minorata difesa e con abuso di relazioni domestiche e di ospitalità. Si terrà oggi, intanto, lunedì 19 maggio, l’udienza di convalida del fermo dell’indagata, che si è sempre dichiarata innocente delle accuse che le sono state mosse.
Il ritrovamento del corpo
Il corpo della 58enne fu trovato dal figlio Francesco Violoni la mattina del 15 maggio scorso, al rientro dall’aeroporto di Fiumicino, dove l’uomo aveva svolto il turno notturno come guardia giurata. La vittima fu rinvenuta in un lago di sangue nella stanza da letto del suo villino in via Santa Teresa di Gallura dal figlio e dalla nuora, che condividevano con la vittima l’abitazione, divisa in due diverse porzioni.
Le indagini
La coppia si recò immediatamente presso la stazione dei carabinieri di Fregene per denunciare l’accaduto. Sul posto, in breve, arrivarono i militari della compagnia di Ostia e del nucleo investigativo di via Zambrini per effettuare i primi rilievi e raccogliere le testimonianze. Secondo quanto riferito dalla coppia, la sera del 14 maggio i due avrebbero consumato la cena insieme con Stefania Camboni, poi, il figlio sarebbe uscito per recarsi al lavoro mentre le due donne si sarebbero ritirate ciascuna nella propria stanza per trascorrervi la notte. Giada Crescenzi avrebbe anche dichiarato di aver assunto un farmaco, regolarmente prescritto, per riposare meglio. La notte sarebbe così trascorsa senza che l’indagata sentisse alcun rumore di eventuali intrusi nel villino. I sospetti degli inquirenti si sarebbero però concentrati sulla 31enne. Sarebbe stato inscenato, inoltre, un tentativo di depistaggio mettendo a soqquadro un paio di stanze del villino e parcheggiando malamente l’auto della 58enne, in via Agropoli, poco distante dall’abitazione, con il finestrino abbassato dal lato del guidatore e, a terra, il portafogli.
Il post sui social
Il movente risiederebbe in presunti dissapori con la suocera tanto che la Crescenzi nei giorni scorsi aveva pubblicato un post nel quale cercava un’abitazione: “Ci riprovo…Io, il mio compagno e due gattine, cerchiamo un monolocale/bilocale/trilocale, insomma un posto dove andare a vivere perché stiamo in una situazione critica!! Vi prego! Dormiamo pure per terra non ci interessa nulla, basta una cucina ed un bagno. Vi prego aiutateci!! Possibilmente non esageratamente lontano dall’aeroporto in quanto entrambi dipendenti aeroportuali e con orari abbastanza strani”.
A destare i sospetti anche le ricerche, effettuate sul telefono cellulare, su Google della 31enne su come rimuovere macchie ematiche dal materasso e come uccidere per avvelenamento. Secondo quanto spiegato, per le macchie l’indagata si sarebbe riferita al proprio flusso mestruale abbondante. Inoltre, riferisce l’avvocata di Giada Crescenzi, la donna, condotta in carcere in pigiama, “non presentava tracce di sangue”.