Ostia - “Solo chi muore può risorgere”. In questa frase c’è tutto il significato della nascita del Teatro Patologico. C’è la spinta che ha portato Dario D’Ambrosi a fondare questa compagnia composta di persone che hanno attraversato il buio, la sconfitta di esseri disabili psichici e poi la vittoria e la rinascita ogni volta che mettono in scena una rappresentazione.

Ed è stato così anche ieri sera sulla spiaggetta a ridosso del Porto Turistico di Roma dove è stato rappresentato “Ulisse sbarca ad Ostia”, tratto dall’Odissea di Omero. D’ambrosi, il regista Francesco Giuffrè e tutti i componenti del cast, dalle splendide luci, ai suoni, alle musiche, ai costumi, tutti hanno regalato al pubblico presente emozioni su emozioni.

Un adattamento chiaro, lineare e significativo, inteso anche come messaggio di pace contro le brutture della guerra che, come nel caso di Ulisse, divide dalla propria terra e dai propri affetti. Sempre.

“Grazie per aver scelto Ostia - ha affermato la Presidente del Municipio X Giuliana Di Pillo nel portare il suo saluto - Già in fase di prove ho visto il vostro lavoro importante, ho riscoperto questo angolo di Ostia così bello, un territorio per il quale ci spendiamo ogni giorno e con le vostre luci qui è una magia assoluta”.

E quando le luci hanno illuminato la zattera appositamente costruita per l’occasione. Quando Ulisse è sbarcato con l’angoscia nel cuore e gli altri 20 protagonisti lo circondavano, è stato subito chiaro che ci si trovasse dinanzi ad un evento.

E così è stato dal primo minuto all’ultimo con le note de La guerra di Piero di Fabrizio De Andrè e con “l’esplosione della bomba atomica”, un fantastico rituale affidato ad uno degli attori che mima appunto l’esplosione con tanto di conto alla rovescia e “boom” finale espresso con la voce. “Il Teatro Patologico è più forte della bomba atomica” dice D’Ambrosi. Ed è vero.