Di Lorenzo Nicolini

Ostia stamattina ha ospitato la 5km femminile e maschile, valida per i Mondiali di nuoto. La mareggiata di venerdì scorso aveva distrutto il pontile e costretto gli organizzatori a modificare il programma. Dopo le intemperie di venerdì si è parlato di cambiare zona di gara (Bracciano), ma nonostante qualche detrito sulla riva, il Lido di Ostia si presenta in condizioni perfette per la gara di fondo.

La giornata è calda ma non afosa, il mare è calmo con una temperatura di 24°. Sono 42 le atlete in gara, partite intorno alle 9:00 di questa mattina. La partenza, in leggero ritardo a causa della presentazione di ognuna di loro, ha visto una speaker d’eccezione: Viola Valli, la grandissima ex fondista azzurra tre volte campionessa del mondo. La Gorman (Australia) fin dall’inizio va in testa a tirare, seguita come un’ombra dalle russe Ilchenko e Seliverstova. Tutte in fila indiana, uno svolgimento inusuale per una 5 km, che di solito si trasforma fin dall’inizio in una battaglia di spinte e calci alla ricerca della posizione migliore. Le atlete, unte di grasso per far scivolare le avversarie, sono agguerritissime e la messicana Castaneda viene squalificata per comportamento scorretto. Melissa Gorman, alla vigilia neanche menzionata tra le favorite, vince sulla supercampionessa russa Larisa Ilchenko, 8 titoli iridati e olimpionica della 10. Terza la brasiliana Okimoto, un’altra delle favorite della vigilia. Lontane le azzurre: la Bruni, campionessa europea, si difende e chiude 10ª a 47?, la Consiglio è 17ª a un minuto. Bella storia invece quella della Du Toit. La nuotatrice sudafricana, senza la gamba sinistra amputata dopo un incidente in motorino quando aveva 16 anni, ha chiuso 37ª e spera di rifarsi domani nella 10 km. Nella gara maschile, di scena alle 11:00, prosegue la maledizione del 4° posto ai Mondiali di nuoto di Roma. Dopo i tuffi e il sincro, pure il nuoto di fondo si aggrega alla compagnia con il livornese Luca Ferretti che finisce a 2?4 dal podio nella 5 km uomini. La gara ha avuto un dominatore fin dalle prime bracciate: Il tedesco Thomas Lurz, 29 anni e già quattro ori iridati, è stato il dominatore della gara fin dalle prime bracciate. Lurz è un monumento delle gare in acque aperte ed è sempre stato il grande favorito fin dalla vigilia. Il campione tedesco detta il ritmo, tenendo a bada i sempre pericolosi russi e il greco Giannotis, campione europeo. Gli azzurri partono bene e rimangono accodati ai primi dieci. Il mare calmo aiuta e  la temperatura gradevole. A metà gara le cose cambiano, si alza un po’ di vento dal mare e la superficie dell’acqua diventa ondosa. Iniziano così a delinearsi i veri valori del campo acquatico.  Nell’ultimo tratto lungo, attorno al 3° km, il gruppo si spezza in due. Una parte degli atleti è costretta a inseguire, arrancando, la barca che traccia la rotta  che è finita troppo sottocosta, per l’improvviso cambiamento del vento. Luca Ferretti, purtroppo, è obbligato a sprecare preziose energie per rientrare nel troncone principale che è alla guida della gara. L’atleta azzurro sembra ormai fuori dai giochi e finisce per trovarsi imbottigliato intorno alla 15ª posizione. Il tedesco Lurz rimane saldamente al comando ed allunga il distacco che lo divide dal greco Giannotis. Gli inseguitori provano a cambiare direzione e si allargano verso la costa, sbagliando però la linea che porta alla boa (e infatti gli uomini chiuderanno con lo stesso tempo delle donne fatto abbastanza raro). Mentre il tedesco con bracciate ampie e potenti tiene a bada i tentativi di rimonta avversari, dietro si accende la lotta per il terzo posto. Il più abile di tutti è un sudafricano: la sorpresa Ho, 19 anni. L’atleta africano esce con tempismo dall’ingorgo e si lancia verso il bronzo precedendo Ferretti in grande rimonta. L’italiano finisce a 3 secondi di distacco da Ho e paga la parte centrale della gara. Ferretti, capace di recuperare una decina di posizioni negli ultimi 500 metri, ottiene solo la medaglia di legno: la quarta per i nostri colori in questi Mondiali. Ruffini arriva nono e suggella un’eccellente prestazione di squadra a cui è mancato l’obiettivo più alto.