Casalbernocchi – Il sindaco Ignazio Marino ha deciso di dedicare a Chiara Insidioso Monda, la ragazza di diciannove anni massacrata di botte dal convivente ‘per gelosia’ nella loro abitazione di Casalbernocchi, la Festa della donna che si celebra domani nella Capitale e in tutto il mondo. Chiara, chiamata da tutti affettuosamente Chiaretta per quella sua dolcezza e per quella fragilità che la rendevano cara a quanti la conoscevano, per quel suo essere così bambina in un corpo di giovane donna, lotta ancora tra la vita e la morte al reparto di chirurgia dell’ospedale San Camillo di Roma dove si trova ricoverata dalla sera di lunedì 3 febbraio. Al nosocomio romano la diciannovenne arrivò in condizioni disperate, dopo una prima corsa al Grassi di Ostia, tanto che i sanitari cercarono di preparare i genitori al peggio.

 

Ma benché da quel terribile giorno siano trascorsi ormai 37 giorni il cuore forte di Chiara resiste. E continua a battere. Anche i medici, a quanto riferisce Antonella Insidioso Monda, la zia paterna della giovane, sarebbero ‘stupiti’. Purtroppo, però, le possibilità che la ragazza possa riprendersi, risvegliarsi dal coma in cui è sprofondata a seguito delle botte, dei pugni e dei calci che il compagno le ha dato, massacrandole il volto e il corpo con inaudita violenza, non ci sarebbero. Ci vorrebbe un miracolo. Ieri i sanitari hanno confermato quello che si temeva, ossia che se pure Chiaretta sopravviverà, per lei si prospetterà una ‘non esistenza’, una vita non più autonoma. Non più odori, parole, movimento, cibo, suoni, sorrisi: uno stato vegetativo. Il tronco encefalico sarebbe disconnesso. Per i familiari, apprendere di questo ulteriore aggravamento, un colpo durissimo. Ma non per questo intendono lasciarla sola. Non l’hanno mai fatto in nessuna di queste settimane di calvario. “Aspettiamo quello che Chiara deciderà di fare”, dice la zia, provata.

 

Quanto dolore in queste parole. Quanto dolore nel corpo martoriato di Chiara e sui volti del papà, Maurizio, e della mamma, tutti i giorni accanto al letto di quell’unica figlia per parlarle, raccontarle della sua Lazio, degli animali che amava. Voleva fare l’addestratrice di cani, questa ragazza alta e slanciata che ora dorme in un letto d’ospedale e sembra tanto piccina. Era ingenua. Aveva un leggero ritardo cognitivo che a diciannove anni la rendeva psicologicamente vicina ad una ragazza di tredici, quattordici anni. Era proprio per questo motivo che papà Maurizio aveva deciso di ‘concentrarsi’ su di lei, proteggendola e coccolandola. Poi, l’incontro al parco, mentre lei era con la sua cagnolina, Molly, con Maurizio Falcioni, 35 anni, muratore, qualche precedente per droga. Il pretesto per avvicinarla il cane. Lui l’avrebbe adulata, convinta, confusa… Sedotta, in una parola. “Per Chiara, così dolce e fragile, il primo amore”, racconta la signora Insidioso Monda. Un amore che l’ha perduta. A quanto pare, le botte non erano una novità, come avrebbe accertato la presenza di tre vertebre fratturate pregresse e di ematomi ‘vecchi’ sul suo corpo. Oltre al fatto che lui la teneva praticamente segregata: un atteggiamento, il suo, di padre padrone.

 

Quella di Chiara è l’ennesima storia di violenza contro le donne. Contro le proprie mogli, compagne, fidanzate, figlie, sorelle. Il municipio X ha già pagato un prezzo altissimo. L’anno scorso gli omicidi di Michela Fioretti, madre di due figlie, infermiera al Grassi, ammazzata dall’ex marito sul viadotto Zelia Nuttal, e di Alessandra Iacullo, una baby-sitter per il cui assassinio è stato indagato l’ex, un pittore di Dragona. Entrambe erano di Dragona, dove è stato dedicato dall’attuale amministrazione un Parco alle vittime del femminicidio e della violenza di genere.

 

“Vogliamo una pena esemplare per colui che ha ridotto in questo stato mia nipote”, chiarisce Antonella Insidioso Monda: “altrimenti passa il ‘messaggio’ che chiunque possa alzare le mani e fare quello che vuole di una donna. Ecco, questa sarà una mia battaglia: sono pronta ad incatenarmi davanti ai tribunali per chiedere la certezza della pena”. Tanta rabbia e tanto dolore nelle parole della zia, anche lei tutti i giorni con le due figlie al San Camillo. Indigna e stringe il cuore il calvario di Chiara, il corpo provato, le flebo, le fratture e le cicatrici ovunque, e quello della sua famiglia, impotente, in attesa da oltre un mese, pronta a spiare il tremolio di una palpebra o il movimento di una mano.

 

Anche il personale che assiste la giovane è addolorato. E indignato. Non è assolutamente accettabile che la violenza cieca di un uomo, forse sotto l’effetto di stupefacenti, possa aver portato ad una simile devastazione. Alcune donne sopravvissute alla violenza dei propri uomini alla domenica sono in ospedale per pregare insieme per Chiara, mentre da tutta Italia arrivano lettere e messaggi di incoraggiamento e di solidarietà. Tutto il quartiere di Casalbernocchi si è stretto attorno alla famiglia: numerose le manifestazioni di solidarietà e di sostegno. Anche se  viene di pensare che, forse, si sarebbe dovuto o potuto fare ‘qualcosa’ prima. Quando da quell’appartamento arrivavano le grida di aiuto della giovane, perché nessuno, anche in forma anonima, non ha chiamato i carabinieri? Maurizio Falcioni non era nuovo ad alzare le mani sulle sue donne. Quattro, forse cinque anni fa l’ex compagna era fuggita in strada, dopo essere stata aggredita. Si era salvata e l’aveva lasciato. La famiglia di Chiara, intanto, aveva denunciato gli abusi. Proprio in questi giorni la giovane avrebbe dovuta essere convocata dal giudice. Ma i tempi della burocrazia e della giustizia italiana si sarebbero purtroppo rivelati troppo lenti.

 

Falcioni, detenuto a Regina coeli, dopo aver negato ogni addebito, non avrebbe mostrato alcun pentimento. Ma, anzi, ‘un atteggiamento spavaldo’. Resta la pena profonda, infinita, per una giovanissima donna innocente, dolce e fragile, che da oltre un mese giace in fin di vita in un letto d’ospedale. Non è quello il suo posto.

Ribadiamo un no secco a ogni forma di violenza e discriminazione contro le donne. Vogliamo, inoltre, dedicare l’8 marzo anche alle donne che ogni giorno testimoniano la grande capacità femminile di fare la differenza. Con le loro storie positive possono essere una fonte di ispirazione per tutte le altre”, scrive su facebook Alessandra Cattoi, assessore capitolino alla scuola.