Roma - L'altro ieri sera, al PalaLottomatica, dopo pochissimo più di 18 mesi (l'ultima volta in cui la World Wrestling Entertainment è venuta nella Capitale è stato il 2 Maggio 2017), lo show di wrestling professionistico più importante al mondo, cioè Raw, è tornato a presentarsi di fronte al pubblico romano.

Come sempre, il palazzetto era gremito in ordine di posti, segno che l'apprezzamento tricolore per questo sport è più vivo che mai. I Saluti iniziali toccano a Greg Hamilton, coadiuvato dall'annunciatrice JoJo Offerman, a cui s'aggiungono i commentatori della Domenica mattina su Cielo (canale 26 del digitale terrestre, dalle 10 alle 12) "Il Godzilla" Luca Franchini ed "Il Bardo" Michele Posa.

Il primo incontro era la definitiva resa dei conti tra Finn Balor e Bobby Lashley. Quest'ultimo, più forte fisicamente, domina larga parte dell'incontro, esattamente come accaduto sia il 22 Ottobre (giorno in cui Roman Reigns ha scioccato tutti, annunciando il ritorno della leucemia, 11 anni dopo la prima battaglia), sia una settimana più tardi, anche se per squalifica (il suo accompagnatore Lio Rush s'è fatto beccare dall'arbitro). Ma ad un certo punto commette l'errore di decidere di deridere il suo avversario, mettendosi di spalle e piegandosi in avanti, come a voler dirgli "Kiss my ass" (come faceva anni fa Vincent McMahon jr, il padre-padrone della WWE), cioè "Baciami il sedere", ricevendo dall'irlandese un calcio proprio là.

A Questo segue un Coup de Grace (Colpo di grazia in francese) da fermo (questa manovra è la sua mossa finale, si esegue effettuando un salto, a piedi uniti e generalmente partendo da uno degli angoli del quadrato, per andare a colpire il petto dell'avversario). Il lottatore europeo cerca di farlo una seconda volta, ma va a vuoto. Tuttavia, con un Roll-up (altrimenti chiamato culla, è un rapido movimento con cui riesci a mettere con le spalle a terra chi ti sta di fronte) "L'uomo capace di imprese straordinarie" sconfigge "Il Dominatore" di colore.

A Questo punto ecco arrivare Elias, "Il cantante malinconico", che dà sfoggio sia delle sue abilità di cantautore sia della sua padronanza della lingua italiana. Ed in un quasi perfetto italiano dice al pubblico che ha imparato la nostra lingua sia per volere della dirigenza sia per poter interagire con gli appartenenti italici al WWE Universe (cioè l'insieme dei sostenitori sparsi in tutto il globo). Tutti i presenti apprezzano, anche con applausi, fin quando non arriva Sunil Singh, che presenta il suo padrone, "Il Maragià dei tempi moderni" Jinder Mahal. Lo scagnozzo è l'arma in più del wrestler indiano, ma una volta messo fuori gioco l'"Umpa Lumpa" l'ex Campione WWE perde baldanza e contesa. Gli asiatici se ne vanno, al loro posto arrivano Mickie James, Alexa Bliss (anche se non in abiti da combattimento, in quanto infortunata) e Tamina Snuka, figlia dell'ex Hall of Famer Jimmy "Superfly" Snuka (deceduto il 15 Gennaio 2017 per una malattia terminale).

Inizialmente, le 3 dicono di voler camminare con Elias, cioè divenire sue fans, ma l'autoproclamatasi Dea (Goddess), la bionda Alexa, dichiara al collega che lui non ha talento. Senza scomporsi, prima di lasciare la scena Elias risponde all'ex Campionessa Femminile dello show rosso "Shut your mouth", ovvero "Chiudi la bocca", ricevendo la standing ovation dagli spalti. Il tempo delle parole, però, era finito: infatti, dal backstage arrivava sul campo di battaglia il terzetto formato dalla Boss Sasha Banks, "La ragazza abbracciosa" Bayley e, in qualità di loro "manager per la serata", "La vestale della Luna" Ember Moon (solo lei è ancora a secco di titoli). Questa è stata una contesa di coppia, e le amiche ritrovate, cioè Sasha e Bayley, anche sostenute dal pubblico accorso, sono riuscite a aver ragione delle dirimpettaie.

Poi ecco la prima gara iridata, erano in gioco le cinture di coppia, detenute dai nuovi campioni, gli War is Our Peace, che hanno dovuto affrontare Bobby Roode, ex Campione Stati Uniti durante la sua militanza a Smackdown, e Chad Gable, ex campione di coppia ai tempi degli American Alpha, sempre nel roster azzurro. I Neo-iridati hanno dovuto sudare le proverbiali 7 camicie per riuscire a difendere le corone dai loro più esperti ed agili sfidanti, ma hanno fatto valere la loro prestanza fisica. Essendo Brock Lesnar tornato campione universale (il titolo ha preso il posto di quello una volta chiamato Pesi Massimi) e facendosi vedere quando vuole, l'alloro di maggior importanza è tornato ad essere quello Intercontinentale, detenuto da "The Architect" Seth Rollins, undicesimo a completare il Grande Slam (riconoscimento che si dà a coloro che vincono i 4 titoli principali d'una determinata federazione).

A Fronteggiarlo giunge "The Lunatic Fringe" Dean Ambrose, che lo ha attaccato dopo aver vinto le cinture tag team per la loro seconda volta, neanche a farlo apposta, proprio il 22 Ottobre scorso, al termine dello scontro con Dolph Ziggler e Drew McIntyre. La posta in palio è grande, i combattenti lo sanno: infatti, già tra 4 e 2 anni fa, i due hanno dato vita ad una serie di match tra loro, quando Seth tradì lo Shield (squadra formata da lui ed i già citati Ambrose e Reigns) per accasarsi con l'Authority (i coniugi Levesque,cioè l'ex "Cerebral Assassin" Triple H e sua moglie Stephanie McMahon) e riempire il vuoto lasciato da Batista (un tempo alleato di "The Game", quando militava nell'Evolution, tra il 2003 ed il 2005, in compagnia anche del 2 volte Hall of Famer "The Nature Boy" Ric Flair e Randy Orton, ex "Legend Killer", ora "Viper" o "Apex Predator"), che aveva deciso di ritirarsi dal wrestling per poter sulla sua carriera d'attore concentrarsi.

Stavolta i ruoli sono invertiti, infatti questo si rivelerà essere molto coinvolgente ed avvincente (il cronometro della durata si fermerà sui 21 minuti). Peccato solo per il finale: Dean, dopo aver ricevuto l'Avada Kedavra (sì, Seth Rollins è un grande fan della saga del maghetto nato dalla penna di Joanne Kathleen Rowling, ma questo NON è "L'anatema che uccide", come disse Alastor "Malocchio" Moody nel terzo lungometraggio, ma solo un Superkick diretto al mento dell'avversario), decide di sferrare un Low Blow (un colpo d'avambraccio dato PROPRIO dove non batte il sole), ma il gesto non sfugge all'occhio attento del direttore di gara, il quale chiama la squalifica.

Si torna agli incontri a fazioni, ed ecco un 4 contro 4 (come a Fifa Street 2, per PS2): da una parte Tyler Breeze (rimasto da solo fino quasi all'arrivo dell'anno nuovo, causa l'infortunio di Fandango, suo compagno di scuderia nei Breezango), il nuovo acquisto No Way Josè ed il B Team (Curtis Axel, figlio di Mister Perfect, altra ex leggenda, morto il 10 Febbraio 2003 a quasi 45 anni, e Bo Dallas, fratello di Bray Wyatt), i cui membri, fino a poco tempo fa, erano i guardaspalle di The Miz, poi passato a Smackdown, dall'altra gli Ascension (Viktor e Konnor) e due ex soci del "Ragazzo Woo Woo" Zack Ryder, ovvero Mojo Rawley e Curt Hawkins, detentore della più impressionante e lunga losing streak (striscia di sconfitte consecutive) della storia (erano 219 il 23 Agosto di quest'anno).

Per farla breve, alla fine della fiera, sono i 4 "face" (buoni) a portarsi a casa la gloria. Deluso, ma neanche tanto (essendoci ormai abituato), dal risultato, Curt Hawkins si fa consegnare un microfono e decide di voler rompere il sortilegio, contro chiunque gli si sarebbe presentato davanti: ironia della sorte, ecco proprio Zack Ryder che, dopo essersi liberato da una Possum Pin (tentativo di schienamento dell'avversario, il quale finge d'essersi fatto male per metterti a terra di sorpresa), emula i suoi colleghi, infliggendo un altro stop al suo ex partner, e così farà anche Titus O'Neil, presentatosi per accontentare la nuova richiesta d'un determinato Curt Hawkins che però, essendo reduce da due incontri, non ha potuto opporre la minima resistenza di fronte all'ex manager d'Apollo Crews.

Ma eccoci giunti al momento tanto atteso: l'arrivo della "Ragazza più cattiva del pianeta", l'attuale Campionessa Femminile di Raw, Ronda Rousey, accolta come una vera e propria eroina (se Elias ha avuto Seven Nation Army, a noi italiani caro per il celeberrimo ritmo del ritornello, usato per celebrare il nostro ultimo Mondiale vinto, quello del 2006, per lei c'è stato il classico tifo da stadio: lo ammetto, ho sfacciatamente tifato per Ronda, esultando come un bambino alla suo trionfo). A Accompagnarla, la sua amica Natalya Neidhart, figlia di Jim Neidhart (e nipote del leggendario Bret "The Hitman Hart"), venuto a mancare quasi 3 mesi fa (13 Agosto 2018), a causa d'una ferita al cranio seguita ad una caduta nata dal desiderio di voler cambiare il termostato, come spiegato dalla vedova. A Contendere a Ronda la cintura è stata la leader della Riott Squad ("Squadra tafferuglio"), Ruby Riott, accompagnata dalla "Ragazza copertina" (dai capelli rosa) Liv Morgan. Questa riesce a mettere il suo zampino, da bordo ring, per provare a distrarre la rivale della sua capitana una prima volta, ma poi sia l'iridata che Natalya le impediscono di fare "altri danni", e così la prima medaglia femminile di sempre nel judo olimpico ha vita facile nel chiudere nell'Armbar (tecnica di sottomissione ad un braccio, derivata proprio da quello sport, dove in realtà è una leva) Ruby, che s'arrende "in tempo 0", rispettando una delle regole non scritte "Quando ti trovi in una submission move, se t'arrendi subito l'arto colpito ti farà male per 7 ore, ma se provi a resistere, e cedi, allora per una settimana sentirai dolore."

E S'Arriva, perciò, al rush finale. "The monster among men" Braun Strowman affronta i suoi ex-alleati Dolph "The Show-off" Ziggler e "Il Corazziere scozzese" Drew McIntyre, in un handicap match che, nonostante lo svantaggio numerico, riesce a fare suo, anche perché incoraggiato dai cori da stadio a lui riservati (roba del tutto sconosciuta per le attuali Roma e Lazio, dai risultati troppo altalenanti nella Serie A T.I.M di quest'anno). Il General Manager (la figura a capo del roster, con il potere di decidere chi, volta per volta, dovrà lottare o meno) ad interim (prima era Kurt Angle, l'eroe olimpico americano d'Atlanta 1996), l'ex "Lone Wolf" Baron Corbin non digerisce affatto il verdetto del ring e, mentre Braun sta festeggiando, arriva alle sue spalle con una sedia d'acciaio in mano, usandola contro di lui e dicendo all'arbitro di far ripartire il match, trasformandolo in tre contro contro uno senza squalifiche.

Come era ampiamente prevedibile, in queste condizioni gli ex iridati della categoria tag, una volta avuta la strada spianata, vengono aiutati ad avere la loro fetta di successo. Tutti lasciano le corde, tranne lo stesso Corbin il quale, inebriato dalla vittoria, si fa dare il microfono e lancia una sfida aperta a chiunque, ma allo stesso tempo ordina al direttore di gara di iniziare un conteggio di 10 entro il quale, se nessuno si presenterà, l'ex motociclista solitario dichiarato vincitore per forfait verrà. E Così, Strowman coglie la palla al balzo e torna sulla rampa d'accesso al ring (termine tecnico "stage"), invitando il pubblico a tacere: la sua intenzione è chiara, vuole vendicarsi, e l'intero PalaLottomatica si zittisce, compreso il sottoscritto.

Il direttore di gara, nel frattempo, si blocca al 9, accorgendosi del ritorno dell'ex "Puzzone della palude". Baron Nota il bloccaggio del conteggio, e mostra le mani aperte alla giacchetta a strisce verticali bianche e nere, chiedendo il 10, ma la risposta è un gesto inequivocabile "Basta, il tuo avversario è arrivato". Corbin Sorride e fa per girarsi, ma va a "appoggiarsi" con la sua schiena contro il petto d'un furioso (eufemismo) Braun Strowman. Allora, con la mano sinistra inizia a "sondare il terreno", per capire di chi possa trattarsi, ma dopo aver riconosciuto prima i capelli e poi (soprattutto) la lunga barba dell'ex (come lui) Mister Money In The Bank (nomignolo riservato a chi vince un particolare tipo di incontro, a 6 o 8 partecipanti, dove bisogna staccare dal soffitto una valigetta contenente un contratto che ti garantisce una opportunità titolata da sfruttare quando si vuole entro 12 mesi senza preavviso alcuno, ma per farlo bisogna avvalersi d'una scala, ed ogni contendente ha la sua), si gira di scatto, appena in tempo per essere caricato sulla spalla destra del nemico e poi, tra gli "Olè" dei presenti (non lo nego, anch'io ho gridato questo), "mostrizzato" (a terra di schiena scaraventato).

Il resto è una formalità:1,2,3. Il time-keeper suona la campana di fine incontro, il palazzetto esplode di gioia. Questa, poi, raggiunge il suo apice: Braun si inchina ai suoi tifosi, presenti su 3 dei 4 lati dicendo "Grazie", quindi imita il mitico Hulk Hogan strappandosi di dosso la canottiera nera come l'Hulkster faceva ai suoi tempi d'oro con la sua maglietta gialla con bordi rossi ed infine, abbandonato il perimetro dalle corde delimitato, si inchina nuovamente al WWE Universe capitolino uscendo, come Ronda prima di lui, tra gli applausi a scena aperta.

Resta solo il tempo di scrivere che Greg Hamilton e JoJo Offerman salutano tutti, e sul display appare un gigantesco "Thank you", rafforzato dallo stesso Hamilton tramite il microfono. No, cari miei. Siamo noi a dover ringraziare voi: grazie per venire a regalarci, anche se una volta all'anno, 3 ore di puro spettacolo, relax e divertimento. Ancora una volta, Roma vi è grata, e ci piacerebbe tornare ad ospitarvi: l'invito v'è stato fatto, il nostro indirizzo lo conoscete, qui sempre trattati non bene ma benissimo sarete. Tornate presto, questa è e sarà sempre casa vostra!