Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo: "Dalle periferie al centro delle città: noi lavoratori/trici dello spettacolo del teatro Valle, l’ex cinema Palazzo, il Teatro del Lido di Ostia, il Teatro Marinoni di Venezia saremo in piazza il 15 ottobre per urlare la nostra rabbia e riprenderci ciò che è nostro.
 
In questi ed in molteplici altri luoghi di questo paese sperimentiamo da tempo pratiche di riappropriazione dal basso, consumo critico, rilanciando  l’idea di  una civiltà basata sull’etica, la partecipazione, la trasparenza e l’autonomia.
 
Resistiamo e  occupiamo i teatri ed i cinema abbandonati dalle istituzioni per rilanciare la nostra idea di cultura dal basso e di partecipazione civile, poiché c’è in gioco la qualità e l’essenza stessa della nostra democrazia.
 
Le nostre affinità non sono casuali, portano il segno della complicità.
Come in uno sciame ronzante di individui, esperienze, soggetti diversi attiviamo dispositivi di diffusione del potere e dei saperi, reclamando i nostri spazi e i nostri tempi.
Ripartiamo dalle pratiche, assumendoci responsabilità individuali e collettive, per ricostruire una massa critica e dare voce ad un altro paese, distante anni luce dalle trame del palazzo di una classe dirigente allo sbando e che prova a sferrare i suoi ultimi colpi di coda.
 
Occupiamo teatri, cinema e strade, manifestiamo davanti alle biblioteche invocando il contagio, una rivolta culturale, una mobilitazione permanente che destituisca la classe dirigente e le oligarchie finanziarie che ci governano senza più alcuna legittimità
 
C’è n Italia un default sociale prima ancora che economico ed una casta scellerata che ha confuso il Parlamento con la corte di Versailles. Noi parliamo di diritti fondamentali dell’uomo mentre il governo ci vomita addosso il suo disprezzo.
‘Di cultura non si mangia’ dice Tremonti. e taglia i beni comuni immateriali e cognitivi: la scuola, l’università, le arti, la ricerca, il welfare.
 
Il 15 ottobre scenderemo in piazza per la prima volta con l’identità che non ci viene riconosciuta: quella di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo, insieme ad altri precari e intermittenti della conoscenza.
A riprenderci cio’ che è nostro.A urlare  che se la prudenza è triste, l’imprudenza è nostro dovere politico. Invitiamo tutta la cittadinanza, a scendere in piazza con noi.
Per condividere gioia e rivolta."