Roma - Un morto e tre feriti. E’ il bilancio dell'incidente accaduto sull’Aurelia sabato 26 marzo a quattro ciclisti, investiti mentre percorrevano la strada. Non è la prima volta e forse non sarà l’ultima, purtroppo, eppure il procedimento di approvazione della legge delega di riforma al Codice della Strada, approvata dalla Camera nell’ottobre 2014, è bloccata da oltre un anno al Senato.


LE ASSOCIAZIONI - Non ci stanno i cittadini e non ci stanno le associazioni tanto che con una lettera inviata a Pietro Grasso, presidente del Senato, Giulietta Pagliaccio, presidente della Fiab - Federazione italiana amici della bicicletta, che ha contribuito alla stesura del testo della riforma, ha chiesto lo sblocco e l’accelerazione del procedimento.


I CICLISTI ITALIANI - Nel testo, a nome di milioni di cittadini italiani che utilizzano la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, Pagliaccio ha chiesto che i diritti alla mobilità siano garantiti come quelli di chi utilizza un'automobile e che la scelta fatta da questi cittadini, scelta che migliora l’ambiente, la sicurezza e la vivibilità delle città, la salute e il benessere, sia finalmente supportata da politiche della mobilità che tutelino la sicurezza delle persone sulla strada.


AUMENTO DELLE VITTIME - Non a caso a fronte di un progressivo calo d’incidenti e morti in Italia fino al 2014, nel 2015 è stata registrata un’inversione di tendenza, con un aumento delle vittime, e quindi di ciclisti e pedoni, soprattutto nei centri urbani. Ancora più grave, che le categorie colpite siano i bambini e gli anziani, per i quali la bicicletta resta il mezzo di trasporto preferito.


LA VELOCITA’ DELLE AUTO - Secondo Giulietta Pagliaccio la causa è da imputare soprattutto alla velocità delle auto. “L’automobilista è chiuso nel suo mondo – spiega – all’interno dell’abitacolo si sente protetto ed è disattento a quanto succede intorno a lui. E’ una cultura diffusa, smontarla non è facile. Le zone 30 nelle città sono le eccezioni, invece dovrebbero essere la regola. Quello che serve è una nuova impostazione dei centri urbani più attenta alle posizioni di chi vive la strada sulle due ruote o a piedi”.


L’ALTA TECNOLOGIA - Altro fattore importante, secondo Pagliaccio, è riconducibile alla tecnologia sempre più perfetta nel settore automobilistico. “Oggi abbiamo auto sempre più silenziose, che non ti dicono, quasi non ti fanno sentire a quanto stai andando. Costruite per la sicurezza dell’automobilista, non di chi sta sulla strada”. Alla luce di questo perché la riforma è ferma al Senato? “L’unico ostacolo che riesco a immaginare – aggiunge Pagliaccio – è che il tema non sia considerato una priorità”.


DALL'EUROPA PIÙ INCENTIVI PER LA BICICLETTA -  Un indice di mortalità pari a 0,86 ciclisti per incidenti. Ogni 100 eventi verificatisi nei comuni capoluogo che hanno coinvolto le biciclette. Il mezzo più pericoloso, secondo i dati Istat. E tutto questo, mentre l’Europa, con la recentissima carta del Lussemburgo indica una strada precisa d’incentivazione della mobilità ciclistica, oltre che pedonale.


A oggi, non è stato ancora pubblicato il Piano nazionale della sicurezza stradale 2011-2020, ovvero il documento che dovrebbe dettare le strategie da seguire. In molti sostengono il concetto “safety in numbers”, ovvero più ciclisti uguale più sicurezza. “Aumentano i ciclisti, le condizioni della circolazione stradale sono invariate: il risultato risulta essere secondo il movimento – Avis -, aumentano i morti in bici. E tutti, al 100%, uccisi da chi usa le automobili”. (Trasporti & Mobilità del 30 marzo 2016)