Ostia – “Se la mafia a Ostia non esiste, perché il X Municipio è stato ‘commissariato per mafia’?”. A porsi la domanda è Cinzia Pellegrino, referente per Roma Capitale dell’Area Tutela Vittime della Violenza di FdI-An in merito alla sentenza che vede imputati gli esponenti dei clan Fasciani, Triassi e Spada per il controllo economico del litorale all’indomani della sentenza della Corte d’Appello di Roma che ieri, lunedì 13 giugno, nell’Aula Occorsio ha assolto dal reato di associazione a delinquere di stampo mafiosi 8 imputati delle famiglie Fasciani e Triassi.


LA CORTE D’APPELLO - “Appare per lo meno curiosa la decisione dei giudici con la quale viene definitivamente sancito che ad Ostia la mafia non esiste”, commenta Cinzia Pellegrino, che dichiara di “aspettare con impazienza le motivazioni della sentenza che, fra qualche mese, ci faranno scoprire l’arcano con il quale, con un colpo di spugna, è sparito il 416bis dal Litorale”.


LE INDAGINI – Secondo quanto dichiara l’esponente politica, da trent’anni ad oggi, nonostante le ripetute indagini e gli arresti, sarebbe stata perpetrata la linea dell’infondatezza dell’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso in tutti i processi, a partire da quelli che videro coinvolta la Banda della Magliana.

LA MAFIA - “Come ricordava anche Leonardo Sciascia “la mafia è un'associazione per delinquere, coi fini di illecito arricchimento per i propri associati, che si impone come intermediazione parassitaria, e imposta con mezzi di violenza, tra la proprietà e il lavoro, tra la produzione e il consumo, tra il cittadino e lo Stato”, sottolinea Cinzia Pellegrino: “lo stesso Codice Penale la definisce tale “quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici””.


L’AMMINISTRAZIONE LIDENSE – “A questo modus agendi, su relazione del Prefetto Gabrielli, sembrava corrispondere l’attività dell’amministrazione lidense - dalla gestione delle spiagge libere di Castel Porziano, di Capocotta e di Ostia al servizio di potatura delle alberature, dalla nuova sede del Gruppo X Mare della Polizia Municipale alla pedonalizzazione del lungomare nell'estate del 2014 – tanto da indurre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a firmare un decreto per lo scioglimento del X Municipio negando quindi ai cittadini la possibilità di votare alle Amministrative 2016”, prosegue.


LE MINACCE AD ANGELO BONELLI – “A testimonianza che la mafia non esiste, qualche settimana fa un simpatico ‘burlone’ ha recapitato una scatola contenente una lettera minacciosa ed un fegato e un cuore di maiale ad Angelo Bonelli, esponente dei Verdi impegnato in una battaglia per la riqualificazione delle spiagge. Ne segue pertanto che, o va riscritto il Codice penale o è lecito il sospetto che questa sentenza sia il prodromo per riconsiderare in maniera più edulcorata altri processi, e nello specifico quelli afferenti a “Mafia Capitale””, conclude Cinzia Pellegrino.