Roma - In questo 2019 vengono celebrati i vent’anni dalla morte di Mons. Clemente Riva (1922-1999), vescovo rosminiano, ausiliare di Roma per il settore Sud e apostolo del dialogo ecumenico e interreligioso.

In suo suffragio verrà celebrata una Messa sabato 30 marzo alle 18.30 presso la Basilica romana di San Carlo al Corso (via del Corso 437). La celebrazione eucaristica sarà presieduta da don Vito Nardin, padre generale dei Rosminiani (Istituto della Carità).

All’eredità morale e spirituale di Mons. Riva è stata dedicata il 23 e 24 febbraio scorso la 25.esima Festa del libro e della lettura di Ostia, organizzata dal 2010 tre volte l’anno dall’Associazione culturale che porta il suo nome. Per la ricorrenza è stata anche riproposta in una nuova edizione il suo ultimo libro, “Al centro della città metterei l’uomo”, promosso insieme alle Edizioni Rosminiane di Stresa dalla stessa Associazione culturale.

“Con il passare del tempo
– osserva nella nuova prefazione Gianni Maritati, giornalista Rai e presidente dell’Associazione - ci rendiamo conto sempre meglio di quanto manchi alla Chiesa cattolica e al mondo della cultura italiana ed europea una figura intensa e luminosa come la sua”. Mons.

Clemente Riva “dedicò la sua vita al dialogo ecumenico e interreligioso, alla pastorale della cultura e all’impegno sociale. Tenace e fiduciosa fu, soprattutto, la sua tensione verso il ‘sogno’ dell’unità fra tutti i cristiani, finalmente reinnestati nella comune ‘radice santa’, l’ebraismo”. Un libro che ha molto da dire sulla situazione sociale ed ecclesiale di oggi.

“Maestro e testimone esemplare, mons. Riva ci aiuta ancora oggi a non smarrire – di fronte alle inevitabili difficoltà e lentezze del quotidiano – i punti acquisiti, come l’indispensabile coinvolgimento dei laici nella vita della Chiesa, la pazienza e la perseveranza del dialogo con tutte le confessioni e tradizioni religiose, la cura nel mettere sempre in luce la dimensione della speranza, della completa fiducia in Dio, del totale abbandono all’azione dello Spirito Santo. L’eredità di mons. Riva insiste su un modello di Chiesa in perenne stato di missione, sul rapporto intrinseco fra carità e giustizia, e sull’amore universale, specie per gli ultimi e per i più deboli