Ostia - Dopo la pubblicazione del bando pubblicato dal comune di Roma per l’affidamento dei Teatri di Tor Bella Monaca e Quarticciolo, il Comitato cittadino per il Teatro del Lido di Ostia rivolge aspre critiche verso un documento che evidenzierebbe alcune “forti ambiguità sia sul tema dei lavoratori che sul tema della gestione affidata ai privati”.

 

Dalla lettura del bando, presentato venerdì 7 dicembre in Campidoglio, si intende che i lavoratori attualmente impiegati nei due teatri di cintura romani sarebbero a rischio di perdere il lavoro poiché la procedura, all’art. 14, affida ai nuovi gestori privati la responsabilità di assumere il personale senza vincoli di alcun tipo verso gli attuali dipendenti. La delibera 177 del 19-06-12 che istituisce la “Casa dei teatri e della drammaturgia contemporanea” al punto d (p. 3) prevede invece espressamente che la società Zetema Progetto Cultura srl si assuma la responsabilità della gestione del sistema con le relative dotazioni in uso dei beni ed eventuali contratti attualmente in corso.

 

 

“Le affannose rassicurazioni verbali espresse durante la concitata conferenza stampa di venerdì scorso da parte dell’assessore alla cultura, Gasperini, e dell’amministratore delegato di Zetema, Ruberti, contraddicono quanto è scritto nero su bianco sul bando, e dunque non possono risultare credibili”, spiega Filippo Lange, uno degli operatori culturali del Lido. “Ma è ancor più preoccupante la traiettoria del bando che lascia intendere, a termine di un biennio di start up con risorse pubbliche garantite dal Comune di Roma a sostegno parziale delle spese di gestione, una progressiva privatizzazione della gestione”, spiega. Infatti nel 2014/15 i teatri di cintura, per i quali è previsto un sostegno solo biennale, saranno presumibilmente affidati ad libitum ad imprenditori dello spettacolo dal vivo, associati, probabilmente, a realtà dell’Agis Lazio, la cui presenza nel comitato di indirizzo, risulterebbe essere in pieno conflitto di interessi.

 

Secondo il Comitato, avrebbe avuto forse senso affidare un ruolo consultivo all’Agis, se fosse stata almeno prevista la clausola di incompatibilità dei soci Agis nella gestione diretta dei teatri del sistema, nel rispetto del principio di incompatibilità per conflitto di interesse. Un obbligo giuridico e deontologico, del tutto ignorato in questo paese, che però avrebbe consentito all’Agis di mantenere una posizione super partes, anziché divenire un attore coinvolto in prima persona nell’assegnazione e gestione degli spazi.

 

 

Sostanzialmente si prefigurerebbe uno scenario di privatizzazione di un bene pubblico agli esercenti privati dello spettacolo dal vivo, impedendo in tal modo la funzione sociale del teatro pubblico a favore di logiche imprenditoriali del teatro privato. “Inoltre il bando lascerebbe prevedere, per i tempi (solo 20 giorni alla scadenza) e le sue modalità specifiche, l’affidamento dei due teatri di cintura proprio ad una realtà, probabilmente già individuata, associata all’Agis Lazio, il cui presidente Pietro Longhi si è contraddistinto, in questi giorni, per i commenti contro uno dei perni del sistema, cioè il Teatro del Lido di Ostia, accusato di aver sperperato fondi pubblici senza aver svolto un ruolo positivo sul territorio”, sottolineano.

 

“Queste gravi affermazioni rendono incompatibile il presidente Longhi con la funzione che l’assessorato intende assegnargli all’interno del comitato di indirizzo del sistema. Forse anche per il Teatro di Ostia Longhi immagina un affidamento tramite bando ai propri associati? Questo comitato”, spiegano, “ha difeso, anche attraverso una occupazione che dura da quasi tre anni, la natura pubblica del teatro di cintura, portando avanti il modello pubblico e partecipato con cui è nato: una realtà che nasce in periferia, in un territorio attraversato da emergenze sociali che possono essere sfidate con politiche culturali attente soprattutto alle esigenze delle giovani generazioni”.

 

 

E il Comitato conclude affermando che “questo è e continuerà ad essere il ruolo politico per  salvaguardare il modello di gestione pubblica e partecipata ed esportarlo negli altri spazi della città, per valorizzare le realtà culturali esistenti nei territori e permettere loro di assurgere alla progettazione delle politiche culturali che li riguardano, in un’ottica costruttiva ed orizzontale e non più clientelare e verticale”.

 

Ribadisce inoltre che senza la soddisfazione dei tre requisiti fondamentali (piano di fattibilità di Zetema, formalizzazione del consorzio di associazioni locali, riassunzione dei lavoratori) non sarà possibile avviare il cantiere per la ristrutturazione tecnica dello stabile di Ostia.