Ostia - Questa anti-commedia è un esempio di teatro dell’assurdo in cui la vicenda subisce uno straniamento tramite l'utilizzo esasperato di frasi fatte, dialoghi contrastanti, luoghi comuni. Intrappolati nelle loro abitudini e incapaci di comunicare, i personaggi non riescono a dare un senso alla loro esistenza: essi sono l’immagine dell’insignificanza degli esseri umani.


E così, al contrario del teatro tradizionale, l’aspetto convenzionale delle relazioni fra gli esseri corrisponde solamente ad apparenze e rivela la difficoltà di stabilire una comunicazione vera e sincera. Queste contraddizioni si manifestano anzitutto all’interno della coppia in cui ciascuno è chiuso nelle sue preoccupazioni. Le opposizioni fra i termini ingiuriosi e le parole affettuose sottolineano le contraddizioni tra la realtà dei sentimenti e le ipocrisie sociali: le convenienze non smettono di frenare la voglia di esprimere i profondi risentimenti.


È spesso all’interno di uno stesso personaggio che si producono bruschi cambiamenti di sentimenti per sottolineare la relatività dell’essere umano.  Quindi tutto, i sentimenti come pure i comportamenti, dipende dalle convenzioni sociali. Le situazioni nelle quali i personaggi si trovano provocano reazioni che dipendono dall’automatismo, e questo carattere stereotipato prende talvolta la forma del tic.

 
Sotto la scorza della cortesia viene spesso fuori il vero volto delle persone e la profonda natura umana screpola quella facciata liscia e rassicurante lasciando il posto all’aggressività e all’istinto animale. Le conversazioni convenzionali sono un tentativo di dissimulare la noia che gli esseri umani provano prorompendo in discorsi incoerenti e privi d’interesse e la confusione che esiste tra esseri privi d’individualità, fusi tutti in un insieme evanescente e condannati alla stessa esistenza noiosa e assurda, è messa in evidenza in questa pièce che ha l’obiettivo di provocare e di fare il contrario della scrittura del teatro tradizionale. Il sistema drammaturgico è una parodia delle convenzioni sociali e l’azione è sviata dalla sua funzione abituale perchè è costruita attorno a discussioni statiche che non conducono a nulla. Nel corso della rappresentazione, la perplessità dello spettatore va accentuandosi poiché l’azione è inesistente. L’essenzialità dell’opera è costituita da banali conversazioni e discorsi sconnessi, che tuttavia non sono legati da alcun legame apparente.

 
Lo spettatore, sconvolto, attende fatti nuovi, capovolgimenti che darebbero nuovo senso all’opera, interrogandosi sul modo in cui l’opera potrebbe concludersi. Questa sottigliezza dell’azione rappresenta una vera scommessa, giocando proprio sulla perplessità degli spettatori, il cui interesse non deve vertere verso l’azione, ma piuttosto sulle motivazioni del drammaturgo, sugli effetti da lui ricercati. I giochi d’opposizione suscitano la comicità, mettendo in evidenza le contraddizioni concernenti il linguaggio e i comportamenti umani. Dall’assurdo si passa al non-sense, nuova fonte di comicità in cui si ride del delirio verbale nel quale cadono i personaggi, delle storie stupide che raccontano, della distruzione finale d’un linguaggio che è divenuto totalmente incomprensibile... 


Con Claudio Cappotto, Beatrice Conti, Simone Corda, Marco Landola, Alessia Paladino

e Ilary Artemisia Rossi. Fonico: Michele Gallo.

Info e prenotazioni: 348 3444071- compagniacontrocorrente@gmail.com - www.compagniacontrocorrente.it.

Ostia, Teatro Fara Nume, via Domenico Baffigo, 161. Dal 5 al 7 aprile 2013.