Ostia – E’ ormai conto alla rovescia per i saldi che, ufficialmente, partiranno sabato 5 gennaio. Anche se le previsioni, stando alle associazioni di categoria, non sono affatto rosee. Ad incidere, ormai da qualche anno, e soprattutto nel 2012, la crisi. E a Ostia e nel resto del municipio XIII si prevede un andamento che riflette quello nazionale.

La spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media sui 300 euro. Su questo incide, oltre al peso in positivo già presente nel nostro territorio la preoccupazione per gli aumenti che si subiranno nel 2013”, dichiara Valter Giammaria, presidente di Confesercenti di Roma e del Lazio.
 

Le vendite di fine stagione nella Capitale e in tutto il territorio regionale avranno un periodo di effettuazione che può durare fino a sei settimane. “Sono in accordo con il presidente Giammaria, del quale condivido la preoccupazione. Non vedo ancora la luce: abbiamo una pressione fiscale del 58% tra Imu e tasse. Sono rammaricato e scoraggiato”, commenta Ginetto Pugliè, presidente di Confesercenti Litorale. Questi saldi cadono in un momento di estrema difficoltà del settore abbigliamento e calzature.
 

Da una recente indagine di Confercenti emergono dati preoccupanti e che da tempo l’associazione denuncia. Emergerebbe infatti un calo del 32% dei redditi d’impresa montato nell’arco di 5 anni e a rischio di sprofondare sempre più.

“La fotografia che appare”, continua Giammaria, “è quella di un settore allo stremo. Per il 75% degli intervistati, infatti, il 2012 è stato un anno orribile e ciò significa che se, come sembra, la stessa situazione si ripetesse nel corso del 2013, molti commercianti non andrebbero più avanti. Negli ultimi 3 anni, di fatto, sono state circa 40 mila le imprese italiane del settore costrette a cessare l’attività (circa 4000 a Roma e nel Lazio)”.

 

“C’è necessità di una decisa inversione di tendenza”, sottolinea Giammaria: “bisogna dare fiato alle famiglie e alle imprese. A dimostrazione delle sofferenze del settore bisogna considerare che, dal 2008 al 2012, le quote di spesa dedicata dalle famiglie di Roma e del Lazio all’abbigliamento e alle calzature si è ridotta quasi del 20%. Stimiamo, difatti, che la spesa a famiglia a Roma e nel Lazio si attesterà in media intorno ai 300 euro. Incide su questa, oltre al peso in positivo già presente nel nostro territorio, la preoccupazione per gli aumenti che si subiranno nel 2013 a cominciare da quello sui rifiuti con il nuovo tributo Tares e la situazione più generale di crisi economica e occupazionale”.

 
“Le vendite di fine stagione o saldi – precisa Alberta Parissi , Federazione Italiana Settore Moda Confesercenti – rappresentano per il nostro settore circa il 35% del fatturato e per questo riteniamo che ad esse debba essere ridato il loro originario significato. Averne di continuo anticipato la data di inizio ha di fatto completamente snaturato questo tipo di vendita speciale a danno sia delle piccole e medie imprese del dettaglio che conseguentemente del consumatore determinando una confusione totale sulle varie forme di vendite straordinarie”.


Quindi, ciò che da tempo viene sostenuto è che i saldi tornino ad essere delle reali vendite di fine stagione da effettuarsi nei periodi originariamente previsti, posticipandone, quindi, l’attuale data di avvio.


Inoltre, è necessario che la pubblica amministrazione si impegni a far rispettare le regole, perché non è possibile continuare come oggi dove si assisterebbe alla loro completa inosservanza a cominciare da quelle previste per le vendite di fine stagione.

 

Anche per questo Confesercenti ha ribadito in tutte le sedi la contrarietà a ulteriori “liberalizzazioni” selvagge e demagogiche nel settore. Così come con la stessa logica si sono deregolamentati gli orari e le aperture domenicali e festive del commercio. Contrari, pertanto, all’affermazione che per smuovere i consumi sia necessario provvedere a anticipare, liberalizzare o fare chissà che altro per i saldi e comunque per il settore del commercio.


Sarebbe stato dimostrato non rispondente dal dato incontrovertibile del calo dei consumi e delle vendite anche in presenza di sconti e che ha avuto ulteriore riprova nelle ultime festività natalizie. Per questo con il mese di gennaio l’associazione continuerà  con la campagna “Libera la Domenica” per la raccolta di firme per la proposta di legge popolare che riporti la competenza di orari e aperture del settore alle regioni.


“I saldi debbono tornare ad essere un evento per la promozione del territorio oltre ad una occasione vantaggiosa di acquisto per i consumatori. Ulteriori deregolamentazioni non sarebbero altro che nuovi colpi alle piccole imprese, allo loro presenza nei quartieri e nei rioni accelerando una fine che se non si cambia registro è ormai prossima”, afferma Giammaria.


La Fismo prosegue nell’impegno a tutela di questo importante comparto nell’economia del nostro territorio chiedendo con forza alle istituzioni che prendano provvedimenti e facciano scelte per dare risposte concrete alle famiglie e alle imprese.


Scelte che, soprattutto, si debbono sostanziare in una diversa politica economica che non sia di aumento esponenziale di tasse, imposte e servizi - a tal proposito sarebbe un grave errore un ulteriore aumento dell’Iva che peggiorerebbe ancora la già insostenibile situazione, causando un maggior peso per le famiglie che porterebbe ad un ulteriore e devastante calo dei consumi - e in un impegno verso il sistema bancario e creditizio affinché si riapra l’accesso al credito.


“La moda può tornare di moda” se realmente si determinino azioni che, in particolar modo, restituiscano risorse e capacità di spesa alle famiglie nonché un fisco giusto per un contribuente onesto. Di parere diverso Federconsumatori secondo la quale, alla luce del pessimo andamento dei consumi di natale, crollati del -14%, è evidente che la mancata decisione di anticipare i saldi è stata del tutto fallimentare. Anticipare le vendite promozionali, come avvenuto in molte città a livello internazionale, avrebbe sicuramente aiutato a registrare un andamento meno disastroso, sostiene Federconsumatori.


Ma vi è di peggio: la decisione di non anticipare potrebbe avere effetti pesantissimi anche sull’andamento delle vendite a saldo. Le famiglie, infatti, dopo il natale e le scadenze di fine anno, hanno già esaurito il proprio budget a disposizione per le “spese extra”, quindi dovrebbero essere pochissimi coloro che si apprestano ad approfittare dei saldi.


Le stime dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, basate sull’analisi del proprio campione dislocato in tutto il territorio nazionale (sia nelle piccole che nelle grandi città) prospettano una forte diminuzione della spesa per i saldi, pari al - 18,8% rispetto allo scorso anno, in cui vi era già stata una forte contrazione del - 19,3%.


Diminuisce anche il numero delle famiglie che si dichiarano propense ad acquistare a saldo: saranno il 36%, 37%, pari a 8,9 milioni di famiglie. Diminuisce lievemente anche la spesa media sostenuta dai pochi che approfitteranno dei saldi, pari a 219 euro a famiglia (per una spesa complessiva di appena 1,95 miliardi di euro).


Un andamento estremamente negativo che sottolinea, ancora una volta, la necessità di agire urgentemente per un rilancio del potere di acquisto delle famiglie e dell’intera economia, avviando una nuova fase di sviluppo per il Paese.


Di seguito alcuni consigli utili per non incappare in truffe e finte promozioni



1. Verificare prima della partenza dei saldi il prezzo pieno del prodotto che si intende comperare, se possibile, anche fotografandolo con il telefono cellulare per avere una testimonianza certa. Solo in questo modo sarà possibile valutarne la reale convenienza;


2. Non fermatevi mai davanti alla prima vetrina, girate più negozi, confrontate i prezzi e, in ogni caso, orientatevi verso beni o prodotti che vi servono veramente;



3. Diffidate dalle vetrine tappezzate dai manifesti (che non vi consentono di vedere la merce) o che reclamizzano sconti eccessivi, pari o superiori al 60%;



4. I prodotti venduti a saldo devono essere sì di fine stagione, ma di questa stagione, non di quelle passate! La merce di risulta o di magazzino non può essere mescolata con i prodotti in saldo, ma dovrà essere venduta separatamente;


5. Occhio al cartellino! Su ogni prodotto deve essere indicato, obbligatoriamente ed in modo chiaro e leggibile, il vecchio prezzo, quello nuovo e il valore in percentuale dello sconto;


6. Non esiste l'obbligo di far provare i capi, ciò è a discrezione del negoziante. Il nostro consiglio è, comunque, quello di diffidare nel caso di capi di abbigliamento che si possono solo guardare ma non provare;


7. I commercianti in possesso del POS hanno l’obbligo di accettare il pagamento con carte di credito o bancomat;


8. Conservate sempre lo scontrino quale prova di acquisto. Sarà prezioso in caso di merce fallata o non “conforme”, in quanto obbliga il commerciante alla sostituzione o al rimborso di quanto pagato;


9. Problemi o “bufale” devono essere subito denunciate ai vigili urbani, all'ufficio comunale per il commercio o ad una Associazione dei Consumatori.


10. Per non eccedere con le spese, in ogni caso, stabilite sempre un budget massimo per i vostri acquisti.