Ostia – Giornata di proteste al mare di Roma dove nel pomeriggio sono andate in scena ben due iniziative. A mettere in campo la prima il movimento Riprendiamoci le spiagge che ha pacificamente invaso lo stabilimento  Salus di Ostia per rivendicare, innanzi tutto, il libero e gratuito accesso agli arenili del litorale. Nel secondo caso, invece, i Verdi hanno dato vita ad un flash mob a piazzale Magellano contro la cementificazione e la privatizzazione delle spiagge.

 

 

 

Gli attivisti di Riprendiamoci le spiagge sono partiti alle 16 dalla stazione di Lido centro della Roma-Lido. Come il 7 luglio, giorno del primo blitz allo stabilimento Plinius, “armati” di cartelli, canotti e striscioni hanno percorso le vie della città passando davanti al municipio e a piazza Anco Marzio. Quindi sono entrati nello stabilimento Salus e sono risaliti lungo la battigia fino alla spiaggia libera davanti a largo delle Sirene, a Nuova Ostia.

 

 

 

Tra i motivi della protesta, il lungomuro che costeggia gli stabilimenti impedendo la vista del mare e la decisione di cementificare la spiaggia di Castelporziano.  Ma Fortunato, esponente del movimento, definisce inoltre “vergognosa” la decisione del tredicesimo municipio di istituire i parcheggi a pagamento. “Ennesima dimostrazione di come in tempo di crisi si faccia di tutto per togliere soldi ai cittadini”, dichiara. Gli attivisti hanno anche denunciato il fenomeno del lavoro nero stagionale che coinvolge il 70% dei ragazzi, spesso giovanissimi, che lavorano negli impianti di Ostia. “Siamo qui per dire che le spiagge sono un bene comune ingiustamente privatizzato”, hanno gridato forte e chiaro nel megafono.

 

 

 

A finire nell’occhio del ciclone non solo il lungomare, da tempo scenario di lavoro in nero e di uno sfruttamento radicato ormai da troppi anni, ma anche le tante speculazioni e privatizzazioni che colpiscono non solo le spiagge ma il territorio limitrofo. Dopo la discussione sul progetto del waterfront e sui bandi delle spiagge, è arrivata infatti la notizia di una ulteriore privatizzazione che colpirebbe la spiaggia di Castelporziano, uno degli ultimi baluardi dell’accesso libero alle spiagge del litorale romano. Questa volta l’affidataria sarebbe l’associazione Pro Locum Ostium Paradise Beach, autorizzata dall’ufficio delle dogane a posizionare su un’area di circa 12.000 mq un chiosco di circa 100 metri quadri, circa 13 cabine standard e 2 cabine per disabili. L’accaduto è stato oggetto di un flash mob di protesta da parte di Sel del municipio XIII la scorsa settimana.

 

 

 

Contemporaneamente all’invasione delle spiagge, alle 16.40 si è svolta l’iniziativa dei Verdi a piazzale Magellano. “In Italia è scomparso il lungomare, un luogo simbolo che ha caratterizzato la vita e gli amori di intere generazioni. I posti magici, resi indimenticabili da cinema e televisione, i luoghi dove si ci innamorava o dove si ci soffermava a pensare, immaginare e sognare mentre si scrutava l'orizzonte è stato sostituito dai lungomuro di cemento e dai cancelli che non solo impediscono l'accesso al mare ma che addirittura lo nascondono agli sguardi degli italiani”, dichiara il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, che oggi  ha partecipato alla campagna dal titolo Riprendiamoci il lungomare dei baci rubati.

 

 

Diverse coppie di ecologisti si sono baciate di fronte ad un telo che raffigurava l'orizzonte per protestare contro il cemento che ruba perfino la vista del mare. Iniziative analoghe si sono svolte in numerose città di mare ed in particolare a Cagliari.

 

 

 

 

Il 60% delle spiagge italiane oggi sono privatizzate e cementificate contro un media europea de 30-35%. Il mare sta diventando per gli italiani un lusso e un privilegio, un diritto rubato a chi non può permettersi di pagare ombrellone e lettino. Le spiagge libere sono un miraggio mentre gli stabilimenti balneari continuano a fare affari d'oro pagando canoni di concessione irrisori, spiega il leader ecologista. Il nostro è l'unico Paese al mondo in cui per andare al mare in molte località come Roma viene imposto il pagamento di un biglietto, una vera e propria tassa sul mare. Tutto questo nonostante la legge del 2006 che stabilisce il libero e gratuito accesso anche ai fini della balneazione dica il contrario.