Ostia – Un documento per ‘conoscere’ i dati anagrafici dei cartelloni pubblicitari presenti nel municipio X. A presentare la risoluzione al minisindaco Andrea Tassone è il capogruppo del Movimento 5 Stelle Paolo Ferrara. Nel documento il consigliere pentastellato  impegna il presidente “a richiedere, presso la nuova banca dati, l'estratto anagrafico degli impianti cartellonistici privati installati nel territorio”. Viene anche richiesto il dettaglio del numero e della loro dislocazione tra i 3.189 impianti conosciuti dal comune di Roma come concessioni regolari, presenti nel territorio del municipio X. Secondo Paolo Ferrara, si tratterebbe di un “argomento non più rinviabile in quanto l'esigenza di restituire decoro al municipio di Ostia è diventata un’esigenza imperativa”. In base ad una indagine condotta dall'Agenzia per il controllo e la qualità, emergerebbe che su una superficie espositiva di oltre 240.000 mq, che non collimerebbe con quella in concessione e conosciuta dagli uffici competenti del comune di Roma. Il consigliere grillino chiede inoltre che gli impianti privi delle regolari autorizzazioni o risultati abusivi siano rimossi al più presto. “Il rispetto dei vincoli paesaggistici e del codice della strada devono essere vincolanti e non più derogati”, afferma Paolo Ferrara. La proposta di risoluzione è stata presentata durante la seduta consiliare del 16 gennaio scorso.

 

Il 16 dicembre scorso la giunta capitolina ha dato un nuovo corso sulle affissioni pubblicitarie, con una delibera che revoca in parte quella di aprile 2013 (n. 116). “Un atto necessario per portare ordine nel settore”, afferma una nota di Roma Capitale. Un giro di vite sulla pubblicità stradale non autorizzata, che fa da apripista al nuovo Piano Regolatore degli Impianti Pubblicitari (PRIP) e alla revisione del regolamento sulla pubblicità." Stop, dunque, alle sanatorie che fotografano l’esistente, legittimandolo e provocando inevitabilmente la proliferazione incontrollata dei cartelloni pubblicitari a Roma. Un fenomeno esploso negli anni ’70 e ’80, cui il Comune ha cominciato a metter mano nella prima metà degli anni ’90 con le prime modifiche regolamentari, a seguito tra l’altro dell’entrata in vigore del nuovo codice della strada (1993). E’ stata poi attuata la cosiddetta “procedura di riordino” che ha consentito di sanare il pregresso e recuperare somme non versate; e in contemporanea è cominciata l’azione anti-abusivismo sul territorio. Ma non è bastato, come non è stato sufficiente il nuovo regolamento del 2006 che pure puntava a un generale riordino del settore con regole trasparenti. E’ stata creata una banca dati che ha censito gli impianti esistenti, a prescindere dalla loro liceità. Le modifiche del 2009 – ricorda sempre il Campidoglio – hanno poi “sostanzialmente legittimato lo status quo”. Quindi, ad aprile 2013, la delibera n. 116 ha determinato “una sorta di temporanea sanatoria per gli impianti abusivamente installati, ‘senza scheda’, consentendone la permanenza sul territorio”. Dove per ‘senza scheda’ s’intendono le pubblicità senza titolo, non rientrate nella procedura di riordino ma comunque inserite nella banca dati del 2007.

 

La pubblicità stradale a Roma, quindi, anche a causa di contromisure non sempre adeguate, è oggi un fenomeno imponente e lo confermano le cifre della banca dati capitolina: 27mila impianti, 400 ditte operanti nella Capitale, 5.000 impianti “senza scheda” collocati da 70 ditte, dai 3mila ai 5mila cartelloni abusivi, 16 milioni di euro di entrate previste nel 2013 dagli impianti “riordinati” e un milione 300mila da quelli “senza scheda”. Obiettivo centrale della nuova delibera, “coniugare sviluppo economico e decoro”. Per centrarlo si comincia con un’inversione di marcia, revocando in parte la vecchia delibera n. 116. Queste le novità fondamentali: 1) gli impianti “senza scheda” non possono più restare in piedi temporaneamente fino all’adozione del PRIP, a condizione d’essere in regola con il codice della strada e il regolamento comunale sulla pubblicità. Devono invece venir rimossi spontaneamente entro 90 giorni dalla pubblicazione dell’atto deliberativo, altrimenti scattano le sanzioni previste dal regolamento. 2) E’ abolita la disciplina degli impianti “riconducibili alla procedura di riordino”: la 116 stabiliva che questi rientrassero automaticamente nei piani di localizzazione attuativi del PRIP zona per zona, vanificando – osserva il Campidoglio – “la stessa funzione programmatoria del PRIP e dei piani locali”.



Novità, queste, propedeutiche ai passi successivi. Il primo sarà l’approvazione in Assemblea Capitolina del nuovo PRIP con le sue linee programmatorie (indici di affollamento, quantità di esposizione pubblicitaria su piazze e strade, tipologia degli impianti ammessi), uno strumento – sottolinea ancora il Campidoglio – “che Roma aspetta da vent’anni”, indispensabile per definire i piani locali . Con il nuovo piano regolatore degli impianti dovrà andare in porto la revisione del regolamento di pubblicità: in vista il rafforzamento delle misure esistenti, multe più salate e impiego di mezzi tecnologici di controllo. Sarà poi la volta dei piani di localizzazione – deputati ad applicare in dettaglio le previsioni del PRIP – e dei nuovi bandi di gara, con i quali si conta di conseguire tre risultati: diminuzione del numero, e migliore qualità, degli impianti; adeguamento dei canoni ai valori di mercato per avere entrate più alte e più sicure; contrasto all’evasione e all’abusivismo.  Un percorso confermato dall'assessore a Roma Produttiva, Marta Leonori: "A inizio 2014 andrà in Giunta il piano regolatore degli impianti pubblicitari", ha detto Leonori. Una volta licenziato dalla Giunta, ha poi spiegato l'Assessore, il piano passerà "al parere dei Municipi e della Sovrintendenza per poi approdare al vaglio dell'Assemblea Capitolina". Infine "andranno definiti i piani di localizzazione e partiranno i bandi di gara"