Ostia – In programma l’apertura di quindici varchi al mare, oltre a quelli delle spiagge libere. In arrivo dal Campidoglio la ‘rivoluzionaria’ disposizione che farà crollare il “lungomuro” di Ostia, come i Verdi e gli ambientalisti chiamano le barriere parallele al lungomare che delimitano gli stabilimenti balneari. La delibera, in fase di studio all’assessorato all’urbanistica, riguarda l’adozione del piano di utilizzazione degli arenili, che stabilisce i criteri dell’occupazione delle aree demaniali della costa e dello strumento urbanistico degli arenili, che si occupa del recupero e della riqualificazione urbana della fascia del litorale. E quest’ultima recita: “Viene lasciata ai concessionari la possibilità di individuare una diversa collocazione dei varchi, ma se non viene raggiunto il numero minimo, l’amministrazione si riserva il diritto di procedere d’ufficio”.


Immediata la replica di Renato Papagni, presidente di Assobalneari Roma - Federbalneari Italia, che ha inviato due lettere al sindaco di Roma Ignazio Marino e al presidente della Ragione Lazio Nicola Zingaretti, sollecitando un incontro con le due amministrazioni: “Siamo pronti a demolire il cosiddetto ‘lungomuro’ in cambio di un progetto di trasformazione e valorizzazione turistica del mare di Roma”, dichiara. "Da molto tempo l’associazione che rappresenta gli imprenditori balneari di Roma chiede al Campidoglio un progetto su cui indirizzare gli investimenti e la prospettiva di un turismo, purtroppo ancora assente sul mare”, afferma il presidente Papagni nella sua comunicazione: “La sensazione è che Roma sia priva di un progetto organico per il suo futuro e ciò che apprendo dalla stampa, riguardo l’apertura di 15 varchi sul lungomare di Ostia, rafforza questo sentore. Ribadisco quanto da me espresso in diverse occasioni pubbliche: ‘Siamo pronti a demolire il ‘lungomuro’ in cambio di un progetto di valorizzazione per quella che è considerata una delle Capitali più belle e affascinanti nel mondo. I progetti promossi da Assobalneari Federbalneari, nel tempo, non sono mai stati presi in vera considerazione dalle Amministrazioni che si sono susseguite, ultimo quello del Waterfront. Dal libro “Una Capitale sul mare” si evince”, prosegue rivolgendosi al presidente Zingaretti, “che hai sostenuto con vigore le scelte contenute nella pubblicazione, la quale rafforza l’idea del mare come naturale proseguimento dello sviluppo urbanistico di Roma, una visione politica che sposa la progettualità futura sul Litorale. Ma per attuarla bisogna procedere anche con gli strumenti normativi. Il Pua (piano utilizzazione degli arenili) regionale è fermo da tempo come del resto il Piano della Costa, ovvero un piano normativo e politico che attribuisca al Demanio marittimo della costa una valenza urbanistica”.



Secondo il presidente Papagni, inoltre, “sul fronte romano, invece, l’attuale amministrazione manifesta una totale mancanza di visione urbanistica e turistica”. “Il tempo ha solo evidenziato la mancanza di un progetto strategico per questo quadrante urbanistico, massacrato ogni anno di più fino a diventare sempre più deserto ed isolato dalla Capitale, allontanando quella visione politica che prevedeva lo sviluppo urbano di Roma verso il mare, la famosa “coda della cometa””, si legge nella lettera inviata al sindaco Marino: “Il livello della qualità urbana, che ormai rasenta risultanti scadenti, è andata sempre peggiorando. Il mare di Roma è sempre più relegato a periferia: l’estate passata abbiamo riscontrato un’esperienza di lungomare come “autostrada certificata”, chiusa al traffico. Non certo una passeggiata. Per questo è stato richiesto all’Amministrazione capitolina dove stia direzionando la città. Troppi i progetti caduti nel dimenticatoio, o lasciati nel cassetto. Ho interpellato pubblicamente il sindaco Marino chiedendo quale fosse la nuova visione di città, in che modo saranno indirizzati investimenti e progetti per questa parte di Roma che potrebbe vivere di turismo, tra scavi archeologici, mare, diverse attività che proviamo con fatica da tempo a valorizzare. Ora, in piena crisi occupazionale, il litorale romano vive una profonda depressione. Il Distretto turistico balneare, un accordo di programma, sottoscritto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, nato con lo scopo di incentivare le attività imprenditoriali, con incentivi fiscali, finanziari, amministrativi è rimasto chiuso in un cassetto. Nessuno sta facendo funzionare il progetto, nessuno ha intenzione di trasformare in modo moderno il fronte mare di una Capitale”, continua Renato Papagni. “La sensazione è che Roma sia priva di un progetto organico per il suo futuro e apprendere dell’apertura di 15 varchi sul lungomare della Capitale rafforza questa sensazione: per questo invio una precisa richiesta di confronto con l’attuale Amministrazione”, conclude.