Il 2018 potrebbe essere ricordato come l’anno della rinascita del tennis italiano e Matteo Berrettini è forse il giocatore con le massime prospettive di crescita. Passato in dodici mesi dal circuito Challenger a quello ATP, il romano ha collezionato una serie di risultati che l'hanno portato tra i primi sessanta al mondo: ha vinto le sue prime partite in uno Slam, con la perla del terzo turno al Roland Garros, ma soprattutto ha alzato per la prima volta al cielo un trofeo, quello nell'ATP di Gstaad. Scopriamo i segreti di questa crescita incredibile e proviamo a immaginare le prospettive di una carriera in rampa di lancio.

Nato a Roma nel 1996, Matteo Berrettini cresce sotto l'ala di Raoul Pietrangeli prima di affidarsi all'allenatore Vincenzo Santopadre, ex professionista di buon livello. Sarà proprio Santopadre durante gli allenamenti al Circolo Canottieri Aniene a fargli perfezionare dritto e servizio, i colpi migliori del suo arsenale.

Giocatore atipico per gli standard italiani, il “bombardiere” romano vince il suo primo torneo nel 2015, l'ITF di Santa Margherita di Pula prima di infortunarsi gravemente al ginocchio sinistro. Sette mesi fuori dai campi saranno utili per la sua maturazione mentale e per acquisire quella tenacia che sarà fondamentale nelle stagioni successive. Nel 2017, finalmente ristabilito, Berrettini trionfa sulla terra battuta di San Benedetto del Tronto mettendo in bacheca il primo Challenger. Nel corso della stessa stagione arriva anche l'esordio ufficiale nel circuito ATP: ottenuta una wild card per partecipare agli Internazionali d'Italia, perderà per 6-1 6-3 al primo turno contro Fabio Fognini.

I primi approcci con il tennis del livello più alto saranno propedeutici a un 2018 da record e lo convinceranno di avere le armi per competere anche con i più forti giocatori al mondo.

A gennaio di quest'anno arriva la prima vittoria ATP nel torneo di Doha. Poche settimane dopo Berrettini festeggia il primo turno superato in uno Slam, gli Australian Open. Ma sarà sulla terra rossa che il giocatore italiano darà il meglio di sé. A maggio conquista il secondo turno nel Masters 1000 di Roma. A giugno arriverà fino al terzo turno del Roland Garros prima di perdere per 3 set a 1 contro il futuro finalista Dominic Thiem.

Sconfitta la prima testa di serie in uno Slam (Sock in cinque set a Wimbledon), Berrettini inizia a far parlare di sé anche fuori dall'Italia e, visti i grandi risultati sulla terra, anche i bookmakers iniziano ad abbassare le quote delle sue vittorie e a inserirlo tra i favoriti dei tornei. È quello che succederà poche settimane dopo Wimbledon con i pronostici sul tennis di BetStars che inseriranno il giovane romano tra i possibili vincitori dell'ATP 250 di Gstaad. Mai previsione fu più azzeccata: Berrettini batterà in finale il numero 17 del mondo Roberto Bautista Agut in due set e diventerà il più giovane tennista italiano a vincere un torneo ATP dal 1992, anno della vittoria di Pescosolido a Scottsdale.

Quello che stupisce è però come è arrivata la prima vittoria in carriera: Berrettini non ha concesso break in tutto il torneo, ha collezionato 54 ace (17 nella sola finale) e ha conquistato l'85% dei punti con la prima di servizio e il 74% con la seconda. Numeri che denotano una maturità non comune per un ragazzo di appena ventidue anni.

Dopo la vittoria sulla terra rossa Berrettini ha mantenuto una costanza di risultati invidiabile anche sul cemento dove il bilancio stagionale parla di venticinque vittorie e quattordici sconfitte. Proprio sulle sconfitte va aperta una parentesi interessante. Il romano è uscito a Winston-Salem agli ottavi per mano di Chung, testa di serie del torneo; a San Pietroburgo è stato eliminato ancora agli ottavi da Shapovalov; nei tornei cinesi di Chengdu e Pechino è uscito per mano di Ebden e Edmund, numero sedici del mondo. Tutti giocatori con più esperienza e con una classifica migliore.

Ma il dato più significativo è che l'eliminazione è arrivata sempre al terzo set, l'ennesima riprova dell'altissimo livello di gioco raggiunto e della volontà del romano di non mollare su nessun punto. Manca ancora un piccolo step di esperienza per entrare stabilmente tra i top del mondo ma la strada imboccata è quella giusta e se pensiamo che in appena un anno Berrettini è passato dalla posizione 135 del ranking all'attuale numero 58 il tennis italiano può tornare a sorridere.