"Se oggi siamo qui, di nuovo, ancora dopo anni e alcuni inutili interventi, a lanciare l’ennesimo allarme sulla scarsa sicurezza del Porto Canale, qualcosa sicuramente non deve essere andato per il verso giusto. Siamo preoccupati, o sarebbe meglio dire terrorizzati, che qualcuno di noi che opera tutti i giorni nel Porto Canale POSSA MORIRE. Di feriti ne abbiamo un esercito. Per fortuna il buon Dio che veglia sempre su di noi, fino a oggi ci ha protetto. Nei momenti di emergenza c'è stata sempre la presenza degli uomini della sezione tecnica al comando del Capitano di Vascello Forner che puntualmente ha provveduto, dove era possibile, a risolvere tecnicamente il problema del momento. Ma è ora che anche gli altri facciano la loro per permetterci di lavorare in sicurezza. Altrimenti le parole che spesso sentiamo intonare come inni alla purezza del cuore, sulla necessità di intervenire per eliminare le morti bianche, saranno soltanto degli spot lanciati a radio, tv e giornali, senza un vero senso e nessuna volontà di far seguire alle parole i fatti. Siamo pescatori. Sappiamo i pericoli che corriamo uscendo a mare con situazioni meteo avverse. E questo non ci preoccupa. Quello che ci terrorizza è il rientro in porto. Forse chi ignora quello che ci sta accadendo, si farà una bella risata alle nostre spalla, alla nostra faccia. Purtroppo però è la realtà, e non ci vergogniamo nemmeno un po’ a dire che abbiamo paura di rientrare in porto. Dove ricercare le responsabilità? Da tutti i lavori di ristrutturazione dei moli e delle banchine iniziati a cavallo degli anni 1990-201, per esempio. A fine anni Novanta, lo ricordiamo per chi ha la memoria corta, veniva realizzato il prolungamento del molo sud (attracco traghetti Tirrenia per la Sardegna). Il prolungamento venne finanziato dalle casse statali in vista Giubileo del 2000. Motivo? Dare maggior sicurezza ai mezzi di soccorso in caso di eventuali disastri aerei in mare. Per qualche anno gli operatori si giovarono di questi interventi. Il porto diventato più sicuro, ci permetteva di ormeggiare tranquillamente dalla passerella pedonale fino alla foce. Dopo qualche però, con l’avvio dei lavori di ristrutturazione del molo nord e poi di quello sud, sono iniziati i problemi per il moto ondoso in aumento e l’innalzamento della velocità del deflusso del Tevere. Il Sindaco in una riunione tecnica nel palazzo comunale convocata su nostra richiesta qualche settimana fa, ricordava di come le onde entravano nel canale, rompendosi nei sotto moli. Moli che ricordiamo prima erano aperti e oggi invece sono chiusi per disposizione di qualche tecnico inesperto della materia. Abbiamo più volte manifestato contro i lavori che erano stati eseguiti e per quelli da realizzare. Purtroppo non siamo ascoltati da nessuno. Abbiamo più volte portato a galla diversi episodi al limite: durante le operazioni di ormeggio: cadute in acqua di marinai, per fortuna salvati dalla prontezza di altri operatori del porto; marittimi che saltano dal peschereccio alla banchina e si fratturano cadendo a causa del forte beccheggio dell’imbarcazione. Siamo terrorizzati da tutto quello che ci accadendo e ci chiediamo: dobbiamo aspettare che avvenga qualche fatto più tragico,come la morte di qualche lavoratore? Siamo decisi di chiedere un incontro al Capo dello Stato, che continuamente mostra sensibilità su incidenti e morti bianche. Vogliamo essere ascoltati da tutti. Siamo una risorsa umana del nostro comune. Cosa chiediamo? Prima di tutto che gli imminenti lavori di innalzamento della banchina nord, quella che corre lungo via della Torre Clementina, non ricalchino quelli della banchina sud lungo viale Traiano. Chiediamo il rispetto degli accordi con la capitaneria di porto e autorità portuale che prevedevano la demolizione e ricostruzione di 90 metri di banchina alla volta. Altrimenti ci ritroveremmo come gli scorsi inverni con una banchina completamente inagibile a dover fare la conta di feriti e danni ingentissimi alle nostre imbarcazioni. Chiediamo la realizzazione di una banchina per la piccola pesca, da sempre ignorata dalle autorità. La declassazione del porto canale da porto statale e porto regionale. Azioni mirate per la salvaguardia della marineria di Fiumicino e seri interventi strutturali per la messa in sicurezza del porto canale. La rinuncia all’uso del sistema a palancole all’interno del porto canale. Tecnica che non permette all’onda di spezzarsi, creando al contrario un effetto ping pong pericolosissimo per operatori e imbarcazioni. L’uso delle palancole inoltre, lo continuiamo a denunciare, restringerà di un metro il canale creando una specie di imbuto che innalzerà il livello dell’acqua, rendendo inutile l’innalzamento della banchina. Chiediamo un serio intervento per l’escavo del porto canale e l’eliminazione delle buche create dall’intervento di dragaggio dei mesi scorsi che si è rivelato quasi del tutto inutile. La realizzazione di una darsena peschereccia per la grande pesca e una diga foranea a 400 metri dall’imboccatura del porto canale. Ringraziamo infine il Sindaco che in una riunione in Comune ci ha assicurato che la darsena sarà sgomberata dalle imbarcazioni da diporto per ridarla alla pesca e a i mezzi navali militari e non.

GENNARO DEL PRETE PRESIDENTE COOPERATIVA PESCA ROMANA LORENZO MELCHIORRI PRESIDENTE COOPERATIVA NUOVA FIUMICINO PESCA ASSOCIAZIONE OPERATORI DEL PORTO DI FIUMICINO COOPERATIVA TIRRENO PESCA