Roma - L' École française de Rome ha festeggiato il suo 150° Anniversario dando il via alle celebrazioni con una visita a Portus, arrivando via Tevere, proprio perchè fin dagli anni 2000 si è impegnata nelle ricerche archeologiche e scavi e sulla valorizzazione del territorio in collaborazione con il Parco Archeologico di Ostia Antica.

L’archeologia, la storia, le scienze sociali come strumenti per comprendere il presente e immaginare il futuro. È questo il fil rouge a guidare le celebrazioni dei centocinquant’anni dell’École française de Rome.

Una ricerca archeologica e ambientale è attualmente condotta da un team internazionale a Ostia-Portus, uno dei più importanti porti romani del Mediterraneo occidentale. L'abbondanza di fonti e la ricchezza dei resti archeologici rendono il porto imperiale un prezioso laboratorio di studi per la comprensione dei porti dell'antichità romana. La collaborazione con l’École française d’Athènes è stata fin dall’inizio utile per l’avvio delle ricerche con dei workshop di studi sui magazzini a Delos in Grecia o a Hergla in Tunisia.

Ostia-Porto, hub dell’impero romano


Situato alle porte di Roma, alla foce del Tevere, il complesso portuale di Ostia-Portus è il più grande del mondo antico. Per la vicinanza alla capitale dell’Impero, la posizione strategica lungo la costa tirrenica e la ricca rete di canali navigabili, può essere considerato un vero e proprio hub del Mediterraneo romano. Per tutta l’epoca imperiale e oltre, il sistema portuale di Ostia-Portus, provvisto di una fitta rete di magazzini, assicurò la ricezione e la ridistribuzione delle enormi quantità di merci che giungevano da tutto il Mediterraneo per essere trasportate via fiume fino alla capitale dell’Impero. La brulicante popolazione dell’Urbs, stimata al suo apice a circa 1.200.000 abitanti, dipendeva pertanto quasi interamente dall’efficienza di questa “catena di approvvigionamento” il cui anello principale era, ovviamente, la capacità di stoccaggio dei porti.

Attualità delle ricerche a Portus

L’impegno dell’École française de Rome sul sito di Portus prese inizio alla fine degli anni 2000 in collaborazione con il Parco Archeologico di Ostia Antica e numerose istituzioni tra cui Aix-Marseille Université, la British School at Rome, l’università di Southampton, la Sapienza Università di Roma. Le operazioni internazionali si sono sviluppate sotto la direzione di Évelyne Bukowiecki (École française de Rome), Simon Keay (University of Southampton – British School at Rome); Nicolas Laubry (École française de Rome), Gloria Olcese (Università degli Studi di Milano) Renato Sebastiani, (Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma), Catherine Virlouvet (Aix-Marseille Université-Centre Camille Jullian) e Fausto Zevi (Sapienza Università di Roma e Accademia dei Lincei). Dopo 15 anni, i lavori svolti a Portus hanno permesso di ritrovare e studiare le infrastrutture del complesso portuale. Voluto da Claudio ma completato da Traiano e dagli altri imperatori Antonini, il porto era stato interamente riorganizzato sotto la dinastia dei Severi per essere mantenuto in attività ben oltre l’epoca imperiale. Il grande bacino portuale (circa 200 ettari) poteva ospitare diverse centinaia di navi contemporaneamente. Era delimitato da due enormi moli ad arco di cerchio costruiti direttamente nel mare. Questi ultimi proteggevano il porto interno che era stato costruito sulla terraferma prima che il mare penetrasse tra gli edifici. Gli antichi porti marittimi di Ostia e Portus si trovano oggi a circa 3 km dall’attuale costa tirrenica, conseguenza di un lungo processo di insabbiamento che dalla tarda antichità ha modificato la morfologia di quest’area. Se la sua importanza centrale per l’approvvigionamento dell’Urbs tra gli ultimi secoli della Repubblica romana e la fine dell’Antichità è ben nota, l’équipe di ricercatori si è interessata in particolare a studiare la sua vita: la popolazione che lo abitava, i rapporti con l’hinterland, i legami con il resto d’Italia e del mondo mediterraneo, i prodotti che vi transitavano, il meccanismo dei circuiti di ridistribuzione da e verso l’Italia, i cantieri di costruzione delle strutture portuali, i dispositivi di sicurezza nei porti marittimi ecc.

Esplorando una miniera di informazioni, dai ricchi archivi degli scavi passati e le iscrizioni inedite provenienti dai due siti portuali, le ricerche fanno luce sulla composizione, il funzionamento e la vita quotidiana di questa società portuale. Grazie alla collaborazione tra le équipe internazionali attive sul sito di Portus, si completano le conoscenze sulla costruzione, sul funzionamento del complesso portuale, sulla società e l’amministrazione di Ostia-Portus e l’analisi dei flussi commerciali nel lungo periodo.

Portus, i dock high-tech degli imperatori romani

Prima della costruzione di Portus, il porto di Ostia era l’unico a garantire la ricezione e lo stoccaggio delle merci provenienti dal Mediterraneo. La limitata larghezza del Tevere, tuttavia, impediva alle grandi navi di attraccare direttamente alle banchine della città, costringendole ogni volta a scaricare i carichi su imbarcazioni più piccole in grado di risalire il fiume per raggiungere le diverse aree di stoccaggio distribuite nella città, di solito relativamente vicino al Tevere. Questa complessa procedura di rifornimento dei magazzini ostiensi divenne insufficiente quando, con l’espandersi dei territori dell’Impero, il flusso di merci dirette verso Roma si intensificò. Era dunque necessario aumentare la capacità di stoccaggio della città portuale, ma anche e soprattutto migliorare la logistica rispetto alla gestione del traffico marittimo e alla ricezione delle navi.

L’imperatore Claudio affrontò il problema proponendo ai suoi ingegneri di realizzare un nuovo polo portuale a nord di Ostia: il cantiere per la costruzione di Portus fu avviato intorno al 42 d.C., all’inizio del suo regno. La descrizione fornita da Cassio Dione nella sua Storia romana non lascia dubbi sulla portata estremamente ambiziosa di questo progetto – del tutto innovativo per l’epoca – che permise all’Urbs di rafforzare e rendere più sicuro il proprio sistema di approvvigionamento. Il cuore logistico del porto interno di Claudio si è rivelato essere un gigantesco complesso di stoccaggio di circa 10 ettari. Colonne di travertino con tamburi grossolanamente sbalzati in stile bugnato correvano lungo tutti i portici di questi magazzini. La monumentalità di questa lunga e maestosa facciata marittima era sicuramente la prima cosa che si offriva allo sguardo delle navi che entravano nel nuovo porto della capitale e dell’impero. La planimetria dei magazzini claudiani, estremamente innovativa rispetto a quella più classica dei magazzini di Ostia e di Roma, testimonia senz’altro la preparazione tecnologica particolarmente avanzata dell’entourage dell’imperatore. Una sofisticata pianificazione del complesso era finalizzata a ottimizzare l’accesso delle imbarcazioni e la circolazione delle merci.

Secondo gli studi archeologici e architettonici del monumento condotti dall’École e i suoi partner, i magazzini di Portus possono dunque considerarsi il più grande e sofisticato tra tutti i complessi di stoccaggio del mondo antico. Questi dock high-tech degli imperatori romani continuarono a immagazzinare le merci della città tardo-antica di Portus.