Roma - Oggi è l'11 Novembre 2018, ed 11 anni fa andava a morire, nella stazione di servizio di Badia al Pino, Gabriele "Gabbo" Sandri, giovane D.J. romano, tifoso laziale.

Con alcuni suoi amici, in auto, stava recandosi ad assistere all'incontro Inter-Lazio (terminata per la cronaca 3-0 per i nerazzurri, i quali si sono visti anche annullare una rete all'ex muro giallorosso Walter Samuel per fuorigioco) quando, in quella stessa stazione, arrivò una altra auto, da dove scesero sostenitori della Vecchia Signora (loro stavano invece andando a Parma). Le due tifoserie vennero a contatto, e scoppiò una rissa, la quale venne notata da un poliziotto, Luigi Spaccarotella, il quale si trovava dall'altra parte dell'autostrada.

Quest'ultimo sparò un primo colpo in aria, per cercare di farsi sentire ed allo stesso tempo calmare i bollenti spiriti, ma invano. Allora, decise di passare "alle maniere forti", lasciando partire un secondo proiettile ma questo, dopo aver colpito la recinzione "dirimpettaia", deviò la sua traiettoria, infrangendo uno dei vetri posteriori della macchina, ed il Destino ha voluto che a farne le spese sia stato il povero Gabriele, centrato al collo. Ovviamente, l'agente è stato processato ed in primo grado condannato a 6 anni di reclusione, pena aumentata a 9 anni e 4 mesi in Appello, fermo restando il capo d'accusa (omicidio volontario), e in Cassazione confermata.

“Ho avuto la possibilità di conoscere il padre del ragazzo, il signor Giorgio Sandri, quando ancora frequentavo il "Piccolo Gruppo" (il corso di giornalismo grazie al quale sono diventati famosi volti noti come Pierluigi Pardo, Fabio Caressa e Sandro Piccinini), ed era il 2010 (eravamo da poco reduci dalla figuraccia mondiale in Sudafrica)”, ricorda Daniele Moriggi, giornalista di Ostia Tv.

“Sono rimasto molto colpito dalla compostezza e signorilità di quell'uomo, che sopportava il peggior dolore che un padre possa provare al mondo, cioè sopravvivere al proprio figlio. Ricordo soltanto d'essermi presentato ed avergli detto che io, al posto suo, non avrei saputo se tutta quella forza avrei avuto. Chissà se l'uccisione di Filippo Raciti, avvenuta durante i tristemente famosi scontri di Catania, sia stata la ragione che ha spinto il già citato Spaccarotella a agire in modo tanto sconsiderato, ma questo mai potremo saperlo. Comunque sia, lasciatemi esprimere una doppia speranza. La prima è che qualsiasi persona indossante una divisa ricordi il ritornello del singolo d'esordio di Fabrizio Moro, "Pensa" (a maggior ragione visto che nessuno di noi possiede la velocità, destrezza e precisione di Jigen Daisuke)", prosegue.

"L'altra è che lo sport, a prescindere dalla disciplina, rimanga un momento di gioia per la vittoria (o, in alcuni casi, un pareggio) e delusione per la sconfitta (o un successo mancato), ma NON deve diventare un "veicolo" attraverso cui diffondere l'odio. NON si può morire per poter la propria squadra del cuore seguire: facciamo tesoro di quanto imparato da fatti orribili come questi”, conclude. Faccio solo altri 3 nomi: Antonio De Falchi (Milan-Roma, 5 Giugno 1989, picchiato da Luca Bonalda), Vincenzo Paparelli (derby romano del 28 Ottobre 1979, terminato 1-1, reti di Zucchini e del "Bomber" Roberto Pruzzo, preso da un razzo lanciato dalla Curva Sud da Giovanni Fiorillo, all'epoca dei fatti 18enne, deceduto per un male incurabile il 24 Marzo 1993) e Ciro Esposito (vittima d'una pistolata, il giorno della finale di Coppa Italia 2014 tra Fiorentina e Napoli, da parte di Daniele De Santis, lo stesso che cercò di fermare la famosa stracittadina capitolina dicendo al Capitano Francesco Totti la baggianata che una vettura della Polizia aveva travolto ed ucciso un bambino, 10 anni prima, la cui condanna a 16 anni, seppur ridotta dagli originari 26, è stata lo scorso 28 Settembre 2018 confermata)"


"In conclusione, poche parole: nessuno muore fin quando chi resta lo porta nel proprio cuore. Ciao Gabbo, proteggici da lassù!",

Gabriele Sandri Era all'interno d'una Renault Megane, ed aveva da non molto compiuto 26 anni. L'Autostrada in questione era l'A1, altrimenti conosciuta come AutoSole. Il processo d'Appello a Spaccarotella (il quale ha sparato sì 2 colpi, ma entrambi ad altezza d'uomo) s'è tenuto il 1 Dicembre 2010 a Firenze, e la pena salì a 9 anni e 5 mesi. Il primo capo di imputazione è stato omicidio colposo con colpa cosciente, passando poi ad omicidio volontario con dolo eventuale. La Cassazione ha confermato la condanna a San Valentino 2012, mentre l'anno scorso l'agente killer ha ricevuto la semilibertà.