Una gelosia omicida, devastante, che alberga in chissà quale meandro della mente, deflagrata come una bomba ad orologeria per una parola di troppo, è il movente che ha scatenato la furia assassina di Luigi Faccetti, 24 anni, colpendo con 66 coltellate l’ex fidanzata Emiliana Femiano, 25 anni, napoletana, la sera del 21 novembre scorso. Il delitto si è consumato tra le mura domestiche di un appartamento a Terracina (Latina). I carabinieri, giunti sul posto dopo una segnalazione anonima, hanno trovato il corpo della ragazza ormai esanime in una pozza di sangue. I sospetti si sono subito concentrati sull’ex fidanzato che è stato intercettato e arrestato a Villaricca (Napoli). “Emiliana usciva poco negli ultimi tempi - dice la madre Luisa Falanga - era terrorizzata da quell’uomo dopo l’aggressione subita lo scorso anno. Quella sera sarebbe dovuta andare in discoteca con alcune amiche, è stata vittima di una trappola, e condotta in quell’appartamento, è probabile che qualche amica di Faccetti l’abbia convinta ad uscire.”
Il ragazzo non era nuovo alle forze dell’ordine, infatti aveva già tentato di uccidere Emiliana lo scorso dicembre a Napoli. Dopo la fine della loro relazione durata un anno e mezzo, Faccetti in preda alla disperazione e alla rabbia ha dato vita ad un vero e proprio stalking, perseguitando lavittima con continui sms, pedinamenti, telefonate minacciose. Poi un giorno aveva atteso che Emiliana uscisse di casa e l’aveva aggredita con premeditazione ferendola con un 4 coltellate alla gola, ma fortunatamente un intervento chirurgico ha evitato il peggio e la ragazza si è salvata. L’omicida, Luigi Faccetti, dapprima fuggito, si era successivamente costituito alle forze dell’ordine, e dopo aver trascorso 5 mesi in carcere, ora stava scontando il resto della pena ai domiciliari.
Una morte già scritta, premeditata e realizzata con agghiacciante lucidità e nel più brutale dei modi, una morte che, come tante, si sarebbe potuta evitare. Non è una vicenda isolata, molte troppe donne in Italia sono vittime dell’uomo che amavano, e nel caso di Emiliana c’è un elemento aggiuntivo che rafforza lo sdegno, la rabbia dei familiari, degli amici e più in generale dell’opinione pubblica, quello del tentato omicidio che Faccetti non era riuscito a portare a termine lo scorso anno. Da qui si dipana l’incredulità verso una giustizia che, puntualmente, sembra non tutelare i più deboli. Perché i giudici concedono gli arresti domiciliari ad un uomo
pericoloso e violento che potrebbe (come infatti è accaduto) reiterare il reato? Perché questo paese rimane immobile di fonte ad importanti riforme quali l’istituzione della responsabilità civile dei magistrati? Il Consigliere Provinciale Pier Paolo Zaccai , in qualità di Responsabile nazionale di un movimento riformista e garantista presente su facebook, si dichiara vicino alla famiglia della ragazza, ha raggiunto al telefono il fratello di Emiliana: “intendo recarmi a Napoli per portare la mia solidarietà, vorrei contribuire alla giustizia del caso. Purtroppo assistiamo molto spesso a tragici episodi di violenza soprattutto sulle donne. La violenza sul gentil sesso non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessun paese o nazione industrializzato o in via di sviluppo, non conosce nemmeno differenze socio-culturali o di status, vittime e aggressori appartengono a tutte le classi sociali. E’ un problema trasversale e molto spesso il rischio maggiore sono i familiari, padri e mariti, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro. Ogni caso di questo genere dimostra l’incapacità di fondo del potere giudiziario e di coloro che sono preposti a tutelare la parte sana della società. Occorre fare qualcosa, è doveroso fare qualcosa, occorre una revisione del sistema, sono assenti le garanzie della certezze della pena, ed è proprio da questo elemento fondamentale oltre alla responsabilità civile del giudice, dai quali bisognerebbe ripartire. Bisogna informare per migliorare la sensibilizzazione verso il problema, realizzare delle vere e proprie reti educative”. In una cultura che si fa portavoce di giustizia, di legalità, di regole, di principi Costituzionali ci si aspetta una maggiore tutela dell’individuo sia come persona sia come cittadino, sia sul piano della sicurezza sia sul piano della garanzia dell’applicazione di una giusta pena. Una gelosia omicida, devastante, che alberga in chissà quale meandro della mente, deflagratacome una bomba ad orologeria per una parola di troppo, è il movente che ha scatenato lafuria assassina di Luigi Faccetti, 24 anni, colpendo con 66 coltellate l’ex fidanzata EmilianaFemiano, 25 anni, napoletana, la sera del 21 novembre scorso. Il delitto si è consumato tra lemura domestiche di un appartamento a Terracina (Latina). I carabinieri, giunti sul posto dopouna segnalazione anonima, hanno trovato il corpo della ragazza ormai esanime in una pozza disangue. I sospetti si sono subito concentrati sull’ex fidanzato che è stato intercettato e arrestato aVillaricca (Napoli). “Emiliana usciva poco negli ultimi tempi - dice la madre Luisa Falanga - era terrorizzata daquell’uomo dopo l’aggressione subita lo scorso anno. Quella sera sarebbe dovuta andare indiscoteca con alcune amiche, è stata vittima di una trappola, e condotta in quell’appartamento, èprobabile che qualche amica di Faccetti l’abbia convinta ad uscire.”

Il ragazzo non era nuovo alle forze dell’ordine, infatti aveva già tentato di uccidere Emiliana loscorso dicembre a Napoli. Dopo la fine della loro relazione durata un anno e mezzo, Faccetti inpreda alla disperazione e alla rabbia ha dato vita ad un vero e proprio stalking, perseguitando lavittima con continui sms, pedinamenti, telefonate minacciose. Poi un giorno aveva atteso cheEmiliana uscisse di casa e l’aveva aggredita con premeditazione ferendola con un 4 coltellatealla gola, ma fortunatamente un intervento chirurgico ha evitato il peggio e la ragazza si èsalvata. L’omicida, Luigi Faccetti, dapprima fuggito, si era successivamente costituito alle forzedell’ordine, e dopo aver trascorso 5 mesi in carcere, ora stava scontando il resto della pena aidomiciliari. Una morte già scritta, premeditata e realizzata con agghiacciante lucidità e nel più brutale deimodi, una morte che, come tante, si sarebbe potuta evitare. Non è una vicenda isolata, moltetroppe donne in Italia sono vittime dell’uomo che amavano, e nel caso di Emiliana c’è unelemento aggiuntivo che rafforza lo sdegno, la rabbia dei familiari, degli amici e più in generaledell’opinione pubblica, quello del tentato omicidio che Faccetti non era riuscito a portare atermine lo scorso anno. Da qui si dipana l’incredulità verso una giustizia che, puntualmente,sembra non tutelare i più deboli. Perché i giudici concedono gli arresti domiciliari ad un uomopericoloso e violento che potrebbe (come infatti è accaduto) reiterare il reato? Perché questopaese rimane immobile di fonte ad importanti riforme quali l’istituzione della responsabilitàcivile dei magistrati? Il Consigliere Provinciale Pier Paolo Zaccai , in qualità di Responsabile nazionale di unmovimento riformista e garantista presente su facebook, si dichiara vicino alla famiglia della ragazza, ha raggiunto al telefono il fratello di Emiliana: “intendo recarmi a Napoli per portarela mia solidarietà, vorrei contribuire alla giustizia del caso. Purtroppo assistiamo molto spesso atragici episodi di violenza soprattutto sulle donne. La violenza sul gentil sesso non ha tempo néconfini, è endemica e non risparmia nessun paese o nazione industrializzato o in via di sviluppo,non conosce nemmeno differenze socio-culturali o di status, vittime e aggressori appartengonoa tutte le classi sociali. E’ un problema trasversale e molto spesso il rischio maggiore sono ifamiliari, padri e mariti, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro.Ogni caso di questo genere dimostra l’incapacità di fondo del potere giudiziario e di coloroche sono preposti a tutelare la parte sana della società. Occorre fare qualcosa, è doveroso farequalcosa, occorre una revisione del sistema, sono assenti le garanzie della certezze della pena, edè proprio da questo elemento fondamentale oltre alla responsabilità civile del giudice, dai qualibisognerebbe ripartire. Bisogna informare per migliorare la sensibilizzazione verso il problema,realizzare delle vere e proprie reti educative”. In una cultura che si fa portavoce di giustizia, di legalità, di regole, di principi Costituzionali cisi aspetta una maggiore tutela dell’individuo sia come persona sia come cittadino, sia sul pianodella sicurezza sia sul piano della garanzia dell’applicazione di una giusta pena.