Fiumicino - Mercoledì 7 dicembre, a Fiumicino (Roma), l’Azienda Agricola Maccarese, la più estesa realtà imprenditoriale italiana del settore, inaugura la sede del suo archivio storico, negli spazi da poco restaurati del Castello di San Giorgio.

La storia di questa grande azienda romana è strettamente connessa con alcuni grandi temi della storia italiana del Novecento (le bonifiche e le migrazioni interne, le tecniche e le politiche di produzione agraria e zootecnica, le lotte sindacali del secondo dopoguerra) e altrettanto strettamente con la comunità che attorno alla sua attività si è sviluppata in alcuni periodi vorticosamente passando da meno di cento abitanti a fine Ottocento ai quasi cinquemila alla fine degli anni trenta del Novecento.

Nella giornata inaugurale dell’archivio sono previsti due momenti. Il primo, a partire dalle 10.30, propone un incontro pubblico nel corso del quale Paolo Conti, giornalista del «Corriere della Sera», si soffermerà sull’importanza e l’attualità dell’apertura di un archivio come quello della Maccarese. Seguiranno le testimonianze di Silvio Salera, amministratore delegato di Maccarese Spa Società Agricola, e di Marco Tamaro, direttore della Fondazione Benetton Studi Ricerche, e la visita all'archivio nella sua nuova sede.

Il pomeriggio, dalle ore 14.30, sarà riservato all’approfondimento scientifico con un seminario a invito, con l’obiettivo di analizzare il lavoro compiuto, quanto ancora resta da fare e mettere a fuoco idee e suggestioni per le possibili prospettive di utilizzo e valorizzazione dell’archivio, in relazione con istituzioni e territorio. L'inaugurazione giunge dopo cinque anni di interventi, necessari sia per verificare la consistenza del patrimonio archivistico Maccarese, sia per metterlo in sicurezza, ricorrendo anche a una sua integrale sanificazione, sia per saggiare la consistenza e l’articolazione dei diversi contenuti.

Parallelamente si è proceduto al restauro del Castello di San Giorgio, cuore e simbolo della immensa tenuta agricola, Castello che ora accoglie i materiali archivistici. Il recupero e la valorizzazione dell’archivio storico sono stati decisi dalla Società Maccarese con la collaborazione scientifica della Fondazione Benetton Studi Ricerche. Circa cinquecento metri di documenti, registri e faldoni, appunti, statuti e bilanci, verbali di riunioni e incontri, fotografie, disegni tecnici e planimetrie, registri contabili e di produzione, documenti di progetto, corrispondenza con enti e istituzioni, ruoli e fascicoli del personale costituiscono un unicum in Italia e uno dei più ricchi patrimoni archivistici di azienda agraria conosciuti.

Sia per la completezza della documentazione, sia per l’importanza dell’Azienda Maccarese, la cui attività agricola subentra, a partire dal 1925, a quella condotta dalla Famiglia Rospigliosi, a partire dal 1683 e sino ad allora proprietaria della tenuta. Nella seconda metà dell’Ottocento, 1500 capi bufalini, 900 capi vaccini, 300 pecore, 200 cavalli pascolano nei 5000 ettari della tenuta. Dove le condizioni di vita dei lavoranti sono drammatiche. Portata la capitale a Roma, il Governo Unitario, su proposta di Giuseppe Garibaldi, decide di deviare il Tevere e di bonificare l'Agro Romano, infestato dalla malaria e abbandonato dalle popolazioni.

Giungono da Ravenna i primi braccianti che a partire dal 1884 sono incaricati della bonifica dei territori di Ostia e Maccarese: ne giungono 500 ma presto un centinaio muore per malaria, polmonite e tetano. Stato e Rospigliosi si palleggiano per alcuni decenni il finanziamento dei costosissimi interventi di bonifica. Nel 1920, 300 ettari vengono ceduti per la creazione del nuovo centro di Fregene. A metà degli anni venti, la proprietà dell’immenso latifondo passa alla Società Generale Italiana Bonifiche che dà vita alla Maccarese. Arrivano da tutta Italia nuovi braccianti e presto la comunità locale raggiunge una consistenza mai vista. Attorno al Castello, nascono vari insediamenti, arrivano l’acqua potabile e una rete di strade, la scuola, la stazione sanitaria e tutti i servizi necessari ad una piccola città.

Nel marzo del 1930, Mussolini visita la Maccarese che pochi mesi dopo passa all’IRI Istituto per la Ricostruzione Industriale. Per limitare le decise proteste salariali e per incardinare i lavoratori alla terra, si introduce la Compartecipazione Collettiva che presto si mostra incapace di rispondere alle attese sociali e viene perciò sostituita dalla mezzadria. Le mutate condizioni attraggono molti contadini soprattutto dal Veneto e molti dal Trevigiano. A metà degli anni trenta, la Maccarese gestisce 13 mila ettari e accoglie alcune migliaia di lavoratori. Con l’occupazione tedesca nel corso della seconda guerra mondiale, 200 ettari di terreno vengono allagati per ostacolare possibili sbarchi sul litorale romano.

Bombardamenti e poi saccheggi mettono in crisi l’azienda. Gli addetti scioperano e le tensioni crescono. Le lunghe lotte sindacali aprono la strada alla contrattazione nazionale e portano anche, in anticipo di anni rispetto ad altre realtà, al riconoscimento della parità salariale uomo-donna. Alla fine degli anni sessanta, viene perduto oltre un terzo della manodopera, i bilanci segnano profonde perdite che diventano insostenibili negli anni ottanta. Si tenta il rilancio, che fallisce, e nel 1999 Maccarese viene messa sul mercato e ad acquistarla è il Gruppo Benetton che tuttora la gestisce. Questa storia, che è storia economica e sociale, è ben documentata nelle decine e decine di migliaia di documenti conservati nell'Archivio e che da oggi sono a disposizione dei ricercatori. Data l’enorme mole di documenti, il lavoro di archiviazione scientifica richiederà ancora degli anni e specifici progetti.

A oggi, le carte Maccarese” hanno trovato una casa adeguata alle necessità di conservazione e consultazione, sono state sottoposte a interventi conservativi e un gruppo di archivisti esperti della società Memoria srl, che collabora al progetto, ha effettuato una prima generale analisi dei materiali. Da questo è derivata la loro riorganizzazione logica e fisica, primo fondamentale passo per uno studio integrale che richiederà, data la mole dei documenti, ancora degli anni. Una prima selezione di materiali che risultano, a tutta prima, di maggiore interesse storico, è stata anche digitalizzata con la collaborazione del DigiLab Centro interdipartimentale di ricerca e servizi di Sapienza Università di Roma che collabora al progetto.

L’archivio viene gestito con l’utilizzo di un software di ultima generazione che, oltre a consentire ricerche anche molto raffinate e la consultazione diretta dei documenti eventualmente offerti in formato digitale, è predisposto per un riutilizzo dinamico sul web delle descrizioni archivistiche e delle loro relazioni con schede di persone, enti o eventi. «L’archivio della Maccarese, finalmente aperto allo studio e alla ricerca, rappresenta un tassello importante, e atteso da anni dagli studiosi, di una rete di fonti archivistiche per la storia dell’agricoltura» racconta Francesca Ghersetti, responsabile del centro documentazione della Fondazione Benetton e coordinatrice del progetto di recupero dell’archivio.  «Queste fonti, tutte insieme, nell’ottica di costituire una unica grande fonte storica, sono un patrimonio nazionale di assoluto rilievo per comprendere e scrivere pagine importanti della nostra storia economica e sociale». Ingresso libero. Castello di San Giorgio, Maccarese, Fiumicino, Roma.