Ostia – “L’Idroscalo non è soltanto “baracche in cemento grezzo, mattoni scomposti tenuti insieme da calce grigia. Strade sterrate e inagibili… “ , ma è anche un tessuto di relazioni umane solidali formato da una ‘comunità’ di PERSONE!”, lo scrive in una lettera aperta don Franco De Donno, responsabile della Caritas di Ostia commentando l’articolo sull’Idroscalo pubblicato ieri, domenica 24 maggio, sul quotidiano Repubblica.


Nel momento in cui si decide di parlare o scrivere su argomenti nei quali sono coinvolte delle persone, i dettami di una semplice ‘etica naturale’ suggeriscono innanzi  tutto rispetto per le stesse persone. Il modo di ragionare dei cosiddetti ‘benpensanti’ che si fanno paladini di una legalità ‘giuridica’, ma non ‘sociale’ conduce a equiparare il degrado ambientale e urbanistico con il degrado delle persone, che loro malgrado e con notevole sofferenza sopportano in tali ambienti e situazioni”, prosegue il sacerdote.


“L’assenza e la sordità di chi da tanti anni avrebbe dovuto essere presente – gli organi amministrativi e di governo a tutti i livelli – aggrava sempre di più la situazione già assai compromessa con pericolo di diventare ‘senza controllo’. Allora l’unico modo di far sentire una presenza dopo tanto colpevole ritardo – rincorrendo la solita politica delle ‘emergenze’ - sembra essere unicamente quello di una invadente e oggi assai frequente presenza delle Forze dell’Ordine, quasi a garantire una ‘sicurezza’ che non è contrastata dai cittadini dell’Idroscalo, ma ancora una volta dalla mancanza di dialogo costruttivo da parte delle Istituzioni per un progetto globale e duraturo per il futuro. Distinguere poi la realtà del Porto Turistico di Ostia considerandolo come modello di città che purtroppo viene deturpato dalla realtà dell’Idroscalo che lo fiancheggia, vuol dire considerare da una parte i ‘buoni’ e dall’altra i ‘cattivi’ soltanto seguendo criteri di pura apparenza”, continua don Franco De Donno.


“Di fronte a situazioni causate da evidenti ‘ingiustizie sociali’ riguardo alle primarie necessità dell’uomo per avere un ‘rifugio’ o per utilizzare un bene universale, quale l’acqua - sia l’uno che l’altra necessari per sopravvivere - in nome di una legalità giuridica si abbattono i ‘rifugi’ e si stacca ‘l’acqua’. Nel mio recente viaggio in Malawi con 20 giovani di ‘Ostia per l’Africa’, ci siamo trovati di fronte a situazioni di estrema povertà, ma nessuno di noi si è permesso di ‘giudicare’ le persone che abitavano in capanne fatte di mattoni di fango e di tetti di paglia! Abbiamo invece considerato il fatto che anche queste situazioni ‘africane’ sono frutto di governi corrotti e di multinazionali occidentali parassite delle ricchezze di questi territori senza per nulla considerare le persone che vi abitano. Invece di continuare a denunciare e perseguitare i poveri che si trovano – loro malgrado – in queste situazioni di degrado, perché non si denuncia o autodenuncia chi non propone ‘alternative’ valide per un futuro migliore nel rispetto della dignità di ogni persona?”, sottolinea il responsabile della Caritas.


“Basta con le decisioni improvvise e senza appello sulla testa dei poveri! La Caritas di Ostia, che rappresento e le realtà associative di volontariato laico e cattolico, che affianco ormai da tanti anni sul Territorio lidense, vorrebbero collaborare, con un dialogo costruttivo, per combattere la illegalità dilagante e libera della malavita organizzata, essa certamente non povera!”, conclude.