"Sono passati ormai sei mesi dal fatidico 1° luglio 2010, giorno in cui sono stato coinvolto in una triste vicenda, definita impropriamente come “festino a base di coca e trans”. Pur avendo subito una brutale aggressione fisica, sono stato accusato da due trans brasiliane clandestine di aver ceduto loro sostanza stupefacente, senza che la droga sia stata rinvenuta in alcun luogo malgrado tre accurate perquisizioni effettuate dalla Forze di polizia. Sono stato messo alla gogna dagli organi di informazione che mi hanno sommariamente processato e condannato. Nel contempo, la Procura della Repubblica di Roma ha ritenuto di non dover svolgere altre indagini basandosi esclusivamente sulle dichiarazioni dei trans clandestini! Non è stata acquisita alcuna testimonianza in ordine ai fatti accaduti: tutti i giornali hanno scritto che avrei effettuato in piena notte un “comizio” dalla finestra di una abitazione della zona Appia,che in realtà era una una richiesta di aiuto, al quale avrebbero assistito molte persone ma non vi è agli atti processuali alcuna testimonianza di vicini o passanti. Ho appreso dalla stampa (il Messaggero del 16 novembre 2010) che il P.M. dott. Maiorano avrebbe depositato, nei miei confronti, la richiesta di rinvia a giudizio, come "pusher" dei transessuali. Né io né il mio avvocato Domenico Stamato abbiamo però ricevuto comunicazioni al riguardo da parte dell’A.G. Infatti, qualora si dovesse celebrare, in tempi auspicabilmente rapidi, un processo a porte aperte nei miei confronti, avrei l’opportunità di rendere noto tutti i particolari più agghiaccianti di quella maledetta sera; quella notte sono stato selvaggiamente picchiato e ridotto in fin di vita da tanto da rendere necessario il ricovero, con codice rosso, presso il nosocomio G.B. Grassi, ove pervenivo, dopo oltre due ore di tragitto, in ambulanza con versamenti di sangue dalla bocca ed ecchimosi e contusioni a livello di tutto il corpo. Un pestaggio a regola d'arte che poteva avere un tragico epilogo! Dopo sei mesi dai fatti, chiedo di essere sottoposto ad un processo pubblico, come qualunque cittadino, perché ho massima fiducia nella Giustizia e sono sicuro che le mie ragioni troveranno accoglimento. Finora sono stato vittima di un processo mediatico-politico, ora pretendo che la giustizia faccia il suo corso! La mia vicenda personale mi accomuna a quella di tante persone che hanno subito soprusi ed hanno visto calpestati i propri diritti, per questo, sono promotore di un movimento nazionale riformista e garantista per dare voce e sostenere le istanze di giustizia di ognuno". Pier Paolo Zaccai, Pres. movimento nazionale riformista e garantista