Ostia – Rischiano la chiusura gli ‘storici’ chioschi di Capocotta. Da pochi giorni è infatti arrivato ai gestori degli impianti un ‘sostanziale’ sfratto esecutivo dal comune di Roma, nel pieno della stagione balneare, nell'area più pregiata e sottoposta a vincolo della costa romana - tra le dune, prezioso patrimonio ambientale - nonché l'unica completamente fruibile e accessibile. Se lo ‘sfratto’ dovesse essere portato a termine, la protezione e la manutenzione del litorale di Capocotta e Castelporziano, che ospitano la spiaggia libera più grande d’Europa, un patrimonio straordinario di tutti i romani, attualmente garantita dai gestori, potrebbe terminare dall’oggi al domani in attesa che il comune indica, dopo quindici anni, nuove gare d’appalto per i chioschi. Ieri, intanto, sarebbe stata chiusa, dopo essere dichiarata ‘abusiva’, l’Oasi naturista di Capocotta sulla Litoranea, km 9,400, la prima in Italia, voluta nel 1999 dall’allora sindaco di Roma Francesco Rutelli e dal suo assessore all'ambiente Loredana De Petris. Una spiaggia che negli anni è diventata un punto di riferimento per quanti praticano il nudismo non solo nel nostro paese ma anche all’estero.



“Il Comune agisca in fretta per salvare la parte più pregiata del litorale romano, recuperando anche vecchie e nuove mancanze amministrative evidenti perché, dopo anni di attesa, anche la Giunta Marino in questi ultimi due anni non ha fatto nulla”, è stato reso noto questa mattina in occasione della presentazione dei dati conclusivi della campagna Goletta Verde sullo stato dei mari e delle coste italiane, sottoponendo all’attenzione la situazione paradossale che si starebbe creando in questa zona del litorale romano.


"Sarebbe sciagurato lasciare Capocotta a se stessa, senza presidi che ne garantiscano la bellezza, la fruibilità, la pulizia e la cura per la parte più pregiata di litorale romano, abbandonando soprattutto la protezione dell'area”, dichiarano Vittorio Cogliati, presidente nazionale di Legambiente, e Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. “In questi anni il tratto di litorale di Capocotta è stato curato e gestito bene con la garanzia di pulizia e presidio: ora c'è bisogno di dare una continuità gestionale attraverso procedure di evidenza pubblica per non lasciare a se stessa la spiaggia più bella e pregiata del litorale di Roma”, spiegano gli esponenti dell’associazione ambientalista. “Il comune deve recuperare velocemente alle mancanze evidenti di questi anni: se infatti l’amministrazione capitolina non è riuscita a mettere a bando di evidenza pubblica la gestione chioschi entro la data ultima dello scorso 31 maggio, avvii immediatamente la procedura con criteri premiali per chi ha garantito la legalità e rispettato le regole. Capocotta”, sottolineano Vittorio Cogliati e Roberto Scacchi, “è quasi l'unica zona di litorale del Lazio dove i chioschi sono stati a suo tempo assegnati con bando: ora venga garantita la continuità della buona pratica e la chiusura serena della stagione in corso per non lasciare l'area non gestita, quando di contrasto la quasi totalità degli stabilimenti di Ostia, gran parte dei quali vietano il mare ai non paganti formando il ‘lungomuro’ che denunciamo da anni, ha avuto affidamenti diretti e deroga fino al 2020".



Per i chioschi di Capocotta - il Mediterranea, Er Zagaja, Settimo cielo, Porto di Enea e Mecs Village - le concessioni, rilasciate nel 2000, sono scadute il 31 maggio 2015 e agli assegnatari è stato addebitato anche il pagamento degli arretrati nei canoni di locazione del servizio. Nel frattempo, a testimonianza di un imminente intervento di sgombero delle strutture, è stato osservato, ieri mattina i vigili urbani hanno apposto sull’intero tratto di arenile cartelli con la scritta in quattro lingue: ‘Attenzione, balneazione non sicura per mancanza del servizio di salvataggio’. In realtà, vista la presenza di postazioni di salvataggio praticamente ogni cento metri, questo ha destato stupore, incredulità e una serie di battute ironiche.


La possibilità di uno sgombero, comunque, lascia perplessi in quanto, benché se ne sia vociferato fino ad aprile di quest’anno, poco prima dello scioglimento della giunta Tassone, sia il Campidoglio sia il municipio non hanno lanciato nessuna gara di evidenza pubblica per l’affidamento della gestione. In vista infatti del 31 maggio, quando sarebbe scaduto l'ultimo anno di proroga dell'affidamento, il Comune avrebbe dovuto predisporre una gara per individuare nuovi affidatari senza interrompere il servizio (salvamento a mare, pulizia, sorveglianza delle strutture, vigilanza sulle dune) nell'area inserita nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano e Sic - Sito di Interesse Comunitario.


L'area, tra l’altro, aspetta da diciannove anni il Piano di gestione della Riserva Statale del Litorale Romano ma il Campidoglio, secondo Legambiente, non sarebbe riuscito ad indire gare. “E così, ultimo atto della storia, senza che nel frattempo nulla sia cambiato, in questi giorni il Dipartimento X invia ai concessionari una comunicazione con cui notifica l'avvio del procedimento per la riacquisizione delle unità di servizio di Capocotta, sfratto esecutivo a metà stagione balneare che non tiene in nessun conto il futuro dell'area più pregiata del litorale romano, né le conseguenze per le persone che vi lavorano. Unico risultato certo sarà l’abbandono dell’area che dopo quindici anni tornerà in mano ai vandali e al degrado”, denuncia Legambiente. Il progetto del Comune di Roma, di cui si parlava, prevederebbe, tra le altre cose, anche il pagamento di un nuovo canone annuo.