Ostia - «Da giorni è in corso un “satyagraha” collettivo, inaugurato dai compagni dell’associazione radicale “Mariateresa Di Lascia” di Foggia: si digiuna a staffetta - personalmente ho aderito il 20 luglio scorso - e ormai in tutta Italia per Fabrizio Pellegrini che, affetto da fibromialgia, si avvicina al suo 50° giorno di detenzione nel carcere di Chieti, dopo che è stato condannato perché coltivava la cannabis utile per la sua cura e che per questioni economiche non poteva acquistare attraverso il servizio sanitario nazionale. La sua vicenda è emblematica di quanto le politiche proibizionistiche sulle droghe degli ultimi decenni siano state fallimentari e abbiano avuto il solo risultato di portare in carcere la media di un detenuto su tre che ne fa uso, in alcuni casi malato e in condizioni incompatibili con il regime carcerario come Fabrizio», lo dichiara in una nota lo scrittore e radicale Paolo Izzo.

«A seguito di uno “sciopero della cannabis” per Fabrizio Pellegrini indetto a inizio luglio da Andrea Trisciuoglio, affetto da sclerosi multipla e che si è dunque privato di un farmaco a lui necessario, avevo già scritto a quotidiani e settimanali per informare sulla vicenda: Il Manifesto, Il Secolo XIX, La Gazzetta del Mezzogiorno, Luigi Cancrini (su L’Unità), Stefania Rossini (su L’Espresso) e Corradino Mineo (su Left), pubblicando e rispondendo alla mia lettera, avevano dato rilievo e sostegno alla vicenda di Fabrizio, ma è necessario uno sforzo in più da parte dei media. Come dimostra il nostro satyagraha collettivo, che da una realtà locale si è esteso in tutta la penisola, la carta stampata potrebbe valicare i confini delle rubriche di posta, portando questo caso nelle pagine politiche. Ciò contribuirebbe senz’altro al dibattito sulla legalizzazione della cannabis, portando "capitale umano” in quella che - tra emendamenti, votazioni, statistiche e sondaggi - rischia di essere solo una ridda di numeri, quando invece è una battaglia di civiltà», conclude Paolo Izzo.

In merito alla discussione nell’aula della Camera del ddl sulla legalizzazione della Camera il professor Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale, ai microfoni di Radio Cusano Campus, nel corso del format “Genetica oggi”, lunedì 25 luglio ha dichiarato: “Sono molto favorevole alla legalizzazione della cannabis perché i proibizionismi non funzionano. In Italia è proibito l’uso della cannabis e il 70% delle persone la usa o l’ha usata. Quindi è un insuccesso che va solo a vantaggio della criminalità organizzata perché crea un mercato nero che fa vivere benissimo tutti i delinquenti. Se invece fosse libera, come lo è in molti altri Paesi, sarebbe tutto più facile, chi la vuole se la compra, non deve andare in un angolo della strada a farsela vendere da un pusher. Io non consiglio certo ai miei figli di fumare marijuana, così come non gli consiglio di bere alcol o di fumare tabacco. Il tabacco fa 10mila volte più morti di quanti ne faccia la marijuana. Non è un trattamento totalmente innocuo, ma ha un limite molto basso di pericolosità”.