Axa – Riceviamo e pubblichiamo dal presidente del consorzio Axa, Donato Castellucci:

 

“L’idea del Piano Casa, partita nel 2011, era quella di favorire la “rigenerazione urbana”, come ha scritto qualcuno, ovvero rilanciare l’edilizia in crisi incentivando la costruzione di nuove abitazioni e locali commerciali, le ristrutturazioni di vecchi appartamenti, gli abbattimenti e le successive ricostruzioni o i semplici aumenti di cubatura.  La legge, in deroga agli strumenti urbanistici ma nel rispetto dei diritti dei terzi, consente di ampliare gli edifici esistenti ricadenti nelle seguenti categorie: edifici residenziali unifamiliari e plurifamiliari, come ville indipendenti, case a schiera o palazzine, purché ultimate alla data del 31 dicembre 2008.

L’ampliamento è consentito nei limiti del 20% del volume e in ogni caso, per gli immobili residenziali, non può essere superiore a 70 mq. In pratica, è possibile, ad esempio, chiudere il portico di una villetta, oppure scavare sotto la stessa per creare una taverna o chiudere un balcone realizzando una veranda. Particolare vantaggio, inoltre, viene dato agli edifici destinati ad attività produttive ed artigianali, ad uso commerciale (negozi, edifici industriali, ecc), misto (palazzine con negozi al piano terra) o adibiti a servizi socio-assistenziali (asili nido, case di cura, etc.), che si possono ampliare del 25% fino ad un massimo di 500 mq.. Le percentuali sono incrementate di un ulteriore 10% quando vengano realizzati degli impianti di produzione di energia rinnovabile non inferiore ad 1kw di potenza.

 

Per quanto riguarda il Consorzio Axa, però, il Piano casa mentre è un vantaggio per i singoli che se ne avvalgono, si traduce in un aggravio per tutti gli altri. Infatti, sulla generalità dei consorziati ricadono indistintamente il maggior costo dei servizi e le spese di adeguamento delle infrastrutture, in particolare rete fognaria e depuratore, che inevitabilmente conseguono agli interventi di ampliamento, poiché le opere di urbanizzazione primaria del Comprensorio sono commisurate alle originarie consistenze previste in Convenzione.  L’assurdità è che la quota degli oneri complessivi dovuti dagli interessati per gli interventi previsti dal Piano Casa, destinata specificatamente alle opere di urbanizzazione primaria, paradossalmente ad introitarla è il Comune e non già il Consorzio, che invece provvede (a spese dei consorziati!) alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture del Comprensorio.

 

Relativamente al Piano Casa, il Campidoglio incassa per ciascuna pratica, per oneri complessivi, dai 310 ai 370 euro circa per mq.; di questi il 20% sono destinati ad opere di urbanizzazione primaria, il 30% ad opere di urbanizzazione secondaria; il 10% ed il restante 40% rispettivamente come contributo sul costo lavori e come contributo straordinario legato alla legge.  E’ assolutamente inspiegabile perché, relativamente alle pratiche riguardanti il Comprensorio AXA, la quota di oneri concessori prevista per opere di urbanizzazione primaria, debba essere incamerata dal Comune, con un introito di circa 60/70 euro per mq. di superficie ricavata col Piano Casa, che sono destinati agli interventi di adeguamento delle infrastrutture per i quali Roma Capitale non sborsa alcunché!

 

IL CONSORZIO AXA, NELL’INTERESSE DEI CONSORZIATI, RIVENDICA QUINDI IL RICONOSCIMENTO DEL PROPRIO DIRITTO ALLA SPETTANZA DI TALI ONERI, IN QUANTO DESTINATI ALL’ ADEGUAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE CONSORTILI CONSEGUENTE AGLI INTERVENTI DEL PIANO CASA.

 

Altro paradosso: il Consorzio Axa reclama il diritto a riscuotere il canone che invece incassa il Comune – una tantum al momento della concessione e poi il canone annuo per la servitù – per la posa nel sottosuolo dei cavi dei servizi (ACEA, Telecom, Italgas, ecc.).  Il fatto che nel Regolamento della TOSAP, il Comune abbia previsto l’applicazione di detto canone anche in caso di proprietà privata, non significa che per quanto riguarda l’AXA si possa ignorare che trattasi di Comprensorio di lottizzazione, sottoposto a regime di Convenzione.  Nel caso del Consorzio Axa, quindi, si tratta di una servitù che grava su strade di proprietà dei consorziati, per la quale il Comune percepisce il canone, ma restando del tutto estraneo alla erogazione dei servizi”.

Il Presidente Donato Castellucci