Fiumicino - A provocare l’incendio all’aeroporto di Fiumicino non sarebbe stato un cortocircuito nell’area ristorante ma un condizionatore portatile di alcuni operai che stavano lavorando all’interno della zona aeroportuale del terminal 3. Lo dichiarano gli investigatori della Procura di Civitavecchia al lavoro in questi giorni per sapere dove si è originata la scintilla che ha scatenato l’inferno, nell’area nella notte tra mercoledì e giovedì. L’incendio si sarebbe poi propagato con velocità attraverso l’impianto elettrico che corre nel controsoffitto del terminal. La procura indaga per stabilire se fosse tutto in regola all’interno dell’aeroporto. Intanto, come comunicato da ADR al Leonardo Da Vinci sta tornando tutto alla normalità, oggi i voli erano all’82% e i passeggeri ormai da giorni stanno partendo uno ad uno. Centinaia gli operatori adr e tutto il personale aeroportuale in campo, che stanno venendo incontro alle esigenze dei passeggeri e alle lunghe attese dei giorni scorsi. Allarmante il dato riportato dal sindacato USB che conferma una situazione di pericolo per i dipendenti aeroportuali che ormai da più di cinque giorni per indossano una mascherina anti-smog. Il fumo e l’odore acre nel terminal 3 sono ancora così forti da provocare malori come nausea ed insufficienza respiratoria. In alcuni casi, forse i più gravi, c’è stato anche il ricovero. Preoccupato infatti il sindacato USB ha così dichiarato: “Urgente intervento delle autorità. Qualora la situazione dovesse persistere sarà costretta a denunciare i fatti alla Procura della Repubblica di Roma”.


"A seguito del grave incendio avvenuto nelle prime ore della mattina del 7 maggio l'aeroporto di Fiumicino sta vivendo uno stato di emergenza. Rimangono difficili le condizioni d’impiego dei dipendenti impiegati nelle aree interessate dall'incendio. Nelle ultime ore molte ambulanze sono state coinvolte a seguito di malori dei passeggeri o dei dipendenti. L’USB Lavoro Privato è venuta a conoscenza, che le autorità hanno dato indicazione ai dipendenti di uscire nelle aree esterne ogni ora, per quindici minuti, a causa delle polveri sottili che circolano nell’aria e gli aeratori spenti perché non sanificati e riattivati. L'USB ha chiesto un intervento urgente alle autorità aeroportuali per porre i dipendenti in sicurezza per la tutela della salute e fa presente che qualora la situazione dovesse persistere sarà costretta a denunciare i fatti alla Procura della Repubblica di Roma.



"I risultati delle analisi - effettuate presso il laboratorio chimico Biochemielab dimostrano, come illustrato dal prof. Soldati nella riunione (Dr. Pier Sergio Soldati, direttore di Hsi, ndr) che i parametri indagati riferiti alle sostanze organico volatili, gli idrocarburi policiclici aromatici, i metalli, le polveri e le fibre aerodisperse, non hanno superato i limiti (tlv) previsti dalla normativa vigente nazionale e internazionale. Per contenere il rischio propagazione del particolato incendio, in primo luogo sono state segregate le aree direttamente interessate dall’evento. – spiega ADR - In una seconda fase sono state attivate le azioni di ripristino dell’operatività delle aree impattate in modo non grave dal rogo”. Adr ha anche «attivato la sostituzione dei filtri degli impianti di condizionamento delle Uta, le unità trattamento aria, e provveduto a istallare erogatori di sostanze naturali in grado di abbattere ulteriormente l’odore residuo".